Lazio, Lotito: «Hanno deturpato la legge sugli stadi, serve cultura diversa»

Il presidente parla di un eventuale nuovo impianto: «Vorrei farlo in un posto dove sia facilmente raggiungibile, in rotaie o su gomma»
Lazio, Lotito: «Hanno deturpato la legge sugli stadi, serve cultura diversa»© ANSA
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Claudio Lotito ha parlato ai microfoni di Radio Radio di un'eventuale costruzione dello Stadio della Lazio.

«Il ministro Salvini ha detto che cercheranno di agevolare il più possibile la costituzione di stadi aperti “h 24” sette giorni su sette ed è quello che ho sempre detto io…»
 
Ma c’è una legge, presidente…
 
«La legge, non me lo dire a me che la conosco prima di te, l’ho scritta all’ottanta (forse percento NDR) dopo l’hanno deturpata».
 
Chi?
 
«Eh, qualcuno. Qualcuno l’ha deturpata, tant’è vero che poi certi stadi sono stati fatti, no? Allora, è stata deturpata da qualcuno. E’ stato fatto un compromesso su una situazione che non ha prodotto. Io ti dico, quello per cui bisogna avere il coraggio è altro: negli altri paesi per gli stadi chi è intervenuto? Sono intervenuti i governi che hanno messo i soldi. Siccome in Italia i soldi non si possono mettere perché non ci stanno, se il privato vuole fare un’iniziativa, è giusto che venga messo nella condizione di farlo - nel rispetto delle regole, mica devi costruire al Colosseo, devi fare lo stadio - va incentivato ad aprirlo “h 24” perché ve l’ho spiegato centottanta volte: la struttura polifunzionale è fondamentale; voi dite “eh, faccio lo stadio, risolvo”, no, non risolvo niente perché non c’è solo il biglietto, lo sky box e tutte queste cose qua. Se io vado al ristorante ho la Royalty (io, squadra), succede all’aeroporto in cui se compri la cravatta il 10-20% va all’aeroporto e così in tutte le attività. Allo stesso modo quello stadio aperto “h 24” dà un incremento di risultati economici importanti, di ricavi. Poi hai il controllo assoluto, perché poi lo stadio lo frequenti».
 
Ma lo devi fare in una zona frequentata. Roma mica è Londra dove lo fai lo stadio e poi c’è l’Olimpico ?
 
«Lascia perdere l’Olimpico. Ma perché a Roma non ci stanno tanti terreni intorno?»
 
Però sono difficili da raggiungere.
 

«No. Li raggiungi su rotaia e si gomma. Io avevo proposto all’epoca, uno stadio dove c’era uno svincolo dell’autostrada a tre corsie, la stazione ferroviaria dentro lo stadio ed era pure facilmente raggiungibile, se uno voleva fare una cosa romatica tipo Tamigi, partiva da Castel Sant’Angelo col battello e andava allo stadio. Questo non me l’hanno consentito. Allora voglio dire che faccio tutto questo non per massimizzare i ricavi ma per abolire la cultura del sospetto e del divieto in questo paese: qua si demolisce quello che fanno gli altri ma non si costruisce niente. Vediamo di fare una cultura diversa, di costruire qualcosa di nuovo tutti insieme. Chi è preposto a governare, si deve assumere la responsabilità di scegliere sentendo in via preventiva tutte le esigenze e poi decidere e sarà valutato per la decisione presa, ma non è che possiamo criminalizzare prima la decisione».
 
 Ma lo stadio ve lo fanno fare o no?
 
«Ma io ancora non ho chiesto. Io sto aspettando, vedi? Aspetto».
 
Ma loro hanno dato una tempistica?
 
«Questo stadio attiene al Comune. Uno dei problemi veri è che noi ci dobbiamo spogliare dalla veste di tifoso fuori dalla partita. Nel sistema gli interessi devono essere convergenti, è quello che dico sempre ai miei dirimpettai punto. Io faccio parte immeritatamente di queste istituzioni sportive perché vengo eletto democraticamente».
 
Non faccia il finto umile. Se viene eletto ci sarà un motivo ?
 
«Può darsi che qualcuno mi riconosce un minimo di capacità e di rappresentatività: se lo faccio mi spoglio da presidente della Lazio e mi prendo carico degli interessi del sistema».
 
C’è sempre questo ostracismo quando si parla di costruzione di stadi, perché?
 

«Te l’ho spiegato, perché le pubbliche amministrazioni, soprattutto quelle locali frappongono una serie di ostacoli di carattere tecnico. Dunque, se c’è una procedura di un certo tipo è chiaro che gli stadi vanno fatti in modo che possa essere attinente alle regole: giustamente se ti dico che faccio uno stadio sul Colosseo a te non può andar bene».
 
Come è successo a lei, c’era un vincolo e non gliel’hanno fatto fare perché c’era un vincolo idrogeologico
 
«Parli di cose che non sai. Il vincolo idrogeologico è superabile».
 
Come è successo a Tor di Valle ?
 
«Certo, ma ti dico perché: Venezia non è costruita sull’acqua? Ti spiego il principio, il vincolo idrogeologico cos’è ? te lo spiego io: c’è un modello secondo cui se una volta ogni duecento anni c’è un’esondazione, quello è il rischio idrogeologico. Quella zona ha un vincolo strumentale che è legato al fatto che quando c’è la piena, inondano artificialmente le pianure per evitare che s’inondi  Roma. Si chiamano “casse di espansione” strutture che si possono espandere e l’acqua va lì. Quindi è un problema che si supera
 .Il Comune di Monterotondo, trentacinquemila abitanti, era in zona a vincolo idrogeologico tant’è vero che le casse d’espansione sono state fatte dopo, allora io voglio dire…lasciamo perdere le motivazioni dell’epoca perché erano tutto meno che tecniche».
 
Presidente, dove lo farebbe lei?
 
«Ma io vorrei farlo in un posto dove sia facilmente raggiungibile, in rotaie o su gomma».
 
A Roma, è una parola… Cambi città 
 
«E questo mica non è fattibile perché ci stanno tanti comuni limitrofi. Ma il problema qual è - quello che vi voglio cercar di far capire - che oggi lo stadio per quelle motivazioni è positivo ma per la posizione economica non lo è più perché oggi le case te le vendi?»
 
No.
 
«E a posto, ti sei già risposto».
 
Meno male…
 
«Come meno male?»
 
Non è più grave la speculazione in questo paese?
 
«Ma se tu avessi fatto come me che avevo posto il problema della norma in cui c’era la compensazione sulla cubatura…cioè, quanto costa lo stadio? Trecento milioni? Trecento milioni di cubatura. Cinquecento? Cinquecento milioni di cubatura. Quindi a quel punto soluzione c’è».
 
No, certo. Così lo fai lo stadio, chiaro.
 
«Però…forse non gli andava bene che fossi stato io… E beh, ma è la verità».
 


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