Milan, Mexes esclusivo: «Ripartiamo da <span style="line-height: 20.8px;">Wembley</span>»

Il difensore rossonero si racconta: «Ormai siamo in guerra, il mondo è pazzo ed è allarme ovunque ma quello che abbiamo visto a Londra nella gara con la Francia dimostra solo una cosa: la solidarietà può sconfiggere ogni male»
Milan, Mexes esclusivo: «Ripartiamo da Wembley»© Bartoletti
Furio Fedele
4 min

CARNAGO - Mentre nel primo pomeriggio Philippe Mexes rilasciava questa intervista esclusiva al Corriere dello Sport-Stadio, sulla tv dell’ufficio stampa di Milanello scorrevano le immagini del blitz delle teste di cuoio francesi a St. Denis. Un’altra giornata di tensione e di dolore stava angosciando Parigi e il mondo intero. Il difensore milanista ha voluto confessare il suo stato d’animo di fronte a una situazione dove prevalgono, almeno in questo momento, follia e impotenza. Ma Mexes ha anche ammesso che, finalmente, la sua vita è cambiata in meglio da qualche tempo a questa parte. Merito dell’esperienza e della saggezza che qui al Milan l’hanno fatto crescere non solo dal punto di vista calcistico, ma anche la consapevolezza che stima e affetto nei suoi confronti non gli sono mai negati in virtù del suo coraggio e della sua professionalità. Ed è così che l’ex-Roma ha raccontato dei suoi rapporti con Berlusconi, Mihajlovic, Balotelli, Totti e Romagnoli. Intanto si gode la «nomination» nella top 10 dei gol più spettacolari del 2015. Nel Fifa Puskas Award Contenders è contemplata anche la sua prodezza nel derby «cinese»dello scorso luglio.

Mexes la Francia è in guerra...

«C’è poco da pensare e da dire... Tutto questo è molto triste. Ho dei figli, sono molto preoccupato. In un mondo come questo non si può progettare, non si può programmare niente».

Che idea si è fatto di quello che sta accadendo?

«Questo è un mondo pazzo, è triste vedere tutti questi morti. È vero, la guerra è cominciata. Speriamo che finisca presto perché non si può vivere in queste condizioni».

Cavani ha detto che ha paura di tornare a Parigi...

«Ma non solo Parigi è diventata una città molto pericolosa. Tutta la Francia è in allarme, pensi sempre al peggio. È difficile resistere in queste condizioni».

La Francia e i francesi, forse, pagano un’eccessiva tolleranza multirazziale?

«Io sono stato educato in una società che accoglie tutte le nazioni, tutte le origini, tutti i popoli. Molti di quelli che si sono integrati hanno avuto la nazionalità francese».

Ma è stata sufficiente per favorire la coesistenza?

«Sì, molti si sono adattati, senza problemi. Tanti stranieri non c’entrano niente. Il problema è limitato a una minoranza che va controllata e gestita».

Che cosa preoccupa realmente Mexes?

«Il fatto che ormai il fenomeno del terrore non è circoscritto in una sola città o zona della Francia. Ovunque e in qualsiasi momento può succedere qualcosa. Questa emergenza va gestita immediatamente, più velocemente possibile. Questo per me è incredibile».

Come bisogna agire?

«Con la prevenzione, con un’azione efficace. Chi non rispetta la legge, chi fa del male deve essere respinto».

Che effetto ha fatto ai francesi sentire la Marsigliese cantata a Wembley?

«Io penso che sia stato un segnale che tutto il mondo deve recepire. È molto bello quello che si è visto a Wembley. È la riprova che la solidarietà può vincere contro tutti».

Che dire, invece, di Philippe Mexes uomo, non solo calciatore? Come si presenterebbe a chi non lo conoscesse?

«Con i miei dati anagrafici, la mia data di nascita, gli direi che sono francese. Sono un ragazzo che ha vissuto bene, non mi è mai mancato niente. A Tolosa nel quartiere dove sono nato e cresciuto bastava poco per divertirsi».

Eppure in molte occasioni Mexes è stato paragonato al Dottor Jekyll e a Mr. Hyde...

«Sì, ti danno un’etichetta, ma forse non pensano che, in realtà, non sei tu».

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