Pagina 2 | Milan, via all'era Gattuso: «Diverso da Montella. Qui è il paradiso»

MILANO - «Perché Gattuso? Ha caratteristiche importanti da trasmettere, non solo la grinta che ha nel Dna ma anche a livello di concetti calcistici e sono convinto che ci potrà dare molto. Siamo convinti di avere una buona squadra in grado di aprire un ciclo». È il direttore Massimiliano Mirabelli a dare così il benvenuto a Rino Gattuso, nuovo allenatore del Milan presentato oggi in conferenza stampa. "Ringhio" dal canto suo incassa la fiducia e si dice pronto alla nuova avventura dopo aver diretto il suo primo allenamento.

 «È una grande responsabilità - è il suo esordio da allenatore del 'Diavolo' - ma è un piacere allenare giocatori del genere. Ci sono 16 nazionali e una squadra con un’età media di 21 anni. Non stanno attraversando un gran momento e devono dare di più, ma qui abbiamo tutto per lavorare a differenza dell’Ofi Creta dove non ci pagavano o a Pisa dove non c’era il presidente. Quando supero il cancello di Milanello mi sembra il paradiso e mi emoziono: è un sogno allenare in una società del genere».


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«HO FATTO LA GAVETTA» - Gattuso parla poi di quella che è la sua filosofia in panchina: «Io poca esperienza? Mi fare ridere quando dite che i giovani devono fare esperienza e quando la fanno in giro per l’Europa dite che non basta. Io ho allenato giovanili e prime squadre, l’esperienza l’ho fatta. Io e il mio staff abbiamo i nostri metodi e le nostre idee. Sicuramente giocheremo con una difesa a tre ma la retroguardia deve giocare di reparto. Davanti? Quello vedremo, o due mezze punte con un attaccante o altre soluzionima importanti sono palla, tempo e spazio: bisognerà lavorare su questi tre concetti. La prima cosa però sarà diventare squadra e scendere in campo da squadra: quando sbaglia uno deve esserci il compagno a mettere una pezza, voglio uno spirito battagliero e compattezza. Se facciamo questo il resto viene da sé perché la qualità c'è».

Gli chiedono se un posto nelle prime quattro sia possibile: «Champions? Ora non guardo alla classifica, anche se ci sono 72 punti a disposizione. Guardo partita per partita, a partire dalla prossima partita contro il Benevento: è quella la nostra Champions League. Ho giocato per anni a San Siro: se non stai bene mentalmente e fisicamente la palla scotta. La priorità è dare qualcosa in più a livello mentale a questi ragazzi. Se trasmetterò la grinta che avevo io da calciatore? Mi sembra riduttivo parlare del Gattuso calciatore, perché da Coverciano ci sono passato e il patentino da allenatore non me l'hanno regalato. Se non prepari le partita la grinta serve a poco: questo mestiere mi piace e penso di avere le caratteristiche giuste per farlo».


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«IO DIVERSO DA MONTELLA» - Il discorso cade poi sul suo predecessore, esonerato dopo lo 0-0 a San Siro contro il Torino:«Montella? Ho avuto un rapporto sempre onesto con Vincenzo e il suo staff anche se siamo diversi come tecnici: a lui piace partore basso e tenere il palleggio, piace anche a me ma negli ultimi 30 metri voglio verticalizzazioni in grado di sorprendere l’avversario. Contro il Torino comunque la squadra mi è piaciuta molto. La forza del gruppo? Non ci sono solo i 25 giocatori ma anche le altre 30 che le gravitano intorno e se non li tieni a bada possono fare danni come la grandine. In Primavera sentivo di essere riuscito a crearlo e mi è dispiaciuto lasciare i ragazzi e di non poter finire il lavoro iniziato con loro: mi hanno dato tanto».

TRA BERLUSCONI E I CINESI - L'ex mediano racconta poi il colloquio telefonico rivelato dall'ex presidente Silvio Berlusconi: «Ci siamo sentiti, abbiamo un bel rapporto da tanti anni ormai. Mi ha parlato di quello che secondo lui è il Dna del Milan e della filosofia che dovrebbe seguire. È un grande intenditore di calcio e l'ho ascoltato attentamente, di certo non ho fatto finta di ascoltarlo. Il nuovo presidente Yonghong Li? Con lui ancora non ci ho parlato perché non parla inglese e nemmeno il calabrese (dice ridendo, ndr) e quindi per il momento no, ma con Fassone ci stiamo organizzando per parlarci nei prossimi giorni». 


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SENZA PAURA - Gattuso spiega infine di non avere paura di fallire né delle critiche: «Alle critiche sono abituato, anche da calciatore alla prima gara sbagliata mi davano dello scarpone ma io ho ottenuto tanto con la caparbietà e lavorando più degli altri. Conoscevo i miei limiti e li rispettavo e questo secondo me è sinonimo di intelligenza, per il resto non ho paura perché ho voglia di vivere la mia vita sepre da protagonista. Non sono un calcolatore e all'ospedale ci vado solo dopo essermi spaccato la testa, di certo non prima. Seedorf era il 10 e Pippo Inzaghi il 9 del mio vecchio Milan? Io ero l'8...(sorride, ndr) speriamo di non fare la stessa fine!».

I SINGOLI - L'analisi si sposta anche sui singoli calciatori della rosa: «Qual è il calciatore del Milan attuale che mi assomiglia di più? Forse Kessié, che è esplosivo ma con la possibilità di segnare più di me. André Silva? È un calciatore importante che qualsiasi club prenderebbe sul mercato e lavoreremo per farlo crescere ancora». Nessun dubbio su chi indosserà la fascia da capitano: «È di Bonucci e resterà a lui. Tutti i ragazzi comunque mi hanno dimostrato subito grande responsabilità e a tutti quanti io ho chiesto a loro grande senso di appartenenza e compattezza. Anche io quando giocavo non andavo d'accordo con tutti, ma in campo mi sarei buttato nel fuoco per ciascuno dei miei compagni».


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IL PRIMO ALLENAMENTO - Il nuovo tecnico racconta poi il suo primo allenamento.

«Il primo giorno di lavoro è stato prettamente aerobico e di scarico - ha spiegato -, come sempre a inizio settimana e a meno di 48 ore dall'ultima partita. Il martedì e il mercoledì invece si carica con lavoro muscolare e poi da domani si lavorerà per preparare la partita e studiare l'avversario. A volte dovrò mettere in campo chi sta meglio e chiedo ai ragazzi di non scandalizzarsi se a volte alzerò la voce o dirò qualche parola di troppo: se sbaglio chiedo scusa e voglio che non ci siano mai rancori, Meglio parlarsi in faccia e dire "pane al pane e vino al vino"».

 


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«HO FATTO LA GAVETTA» - Gattuso parla poi di quella che è la sua filosofia in panchina: «Io poca esperienza? Mi fare ridere quando dite che i giovani devono fare esperienza e quando la fanno in giro per l’Europa dite che non basta. Io ho allenato giovanili e prime squadre, l’esperienza l’ho fatta. Io e il mio staff abbiamo i nostri metodi e le nostre idee. Sicuramente giocheremo con una difesa a tre ma la retroguardia deve giocare di reparto. Davanti? Quello vedremo, o due mezze punte con un attaccante o altre soluzionima importanti sono palla, tempo e spazio: bisognerà lavorare su questi tre concetti. La prima cosa però sarà diventare squadra e scendere in campo da squadra: quando sbaglia uno deve esserci il compagno a mettere una pezza, voglio uno spirito battagliero e compattezza. Se facciamo questo il resto viene da sé perché la qualità c'è».

Gli chiedono se un posto nelle prime quattro sia possibile: «Champions? Ora non guardo alla classifica, anche se ci sono 72 punti a disposizione. Guardo partita per partita, a partire dalla prossima partita contro il Benevento: è quella la nostra Champions League. Ho giocato per anni a San Siro: se non stai bene mentalmente e fisicamente la palla scotta. La priorità è dare qualcosa in più a livello mentale a questi ragazzi. Se trasmetterò la grinta che avevo io da calciatore? Mi sembra riduttivo parlare del Gattuso calciatore, perché da Coverciano ci sono passato e il patentino da allenatore non me l'hanno regalato. Se non prepari le partita la grinta serve a poco: questo mestiere mi piace e penso di avere le caratteristiche giuste per farlo».


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