Napoli, dal Sacchismo allo Zidanismo: le formazioni di Ancelotti

Nel primo Milan, Ancelotti sviluppò il calcio di Arrigo. A Madrid ha vinto la decima ispirando un allievo: Zizou
Napoli, dal Sacchismo allo Zidanismo: le formazioni di Ancelotti

ROMA - Quindici anni di grandi imprese, tanti moduli impiegati: Carlo Ancelotti nella sua carriera ha sperimentato diversi modi di fare calcio. Nel primo Milan sviluppò il gioco di Sacchi. A Madrid ha vinto la decima ispirando un allievo: Zidane. Ecco le formazioni del nuovo tecnico del Napoli.


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SUBITO SCUDETTO SCHIERANDO IL PRIMO ROMBO
Quando Ancelotti arriva al Milan, l’influenza diretta del maestro Sacchi sta evaporando. Con Arrigo è stato prima giocatore al Milan, poi assistente in Nazionale a Usa ‘94. Al Parma e alla Juve si è fatto ispirare dal sacchismo, al Milan prende la sua strada e al suo secondo campionato intero (è arrivato durante la stagione 2001-02 al posto di Terim) vince il suo primo e unico scudetto italiano schierando la squadra col rombo e riempiendola di trequartisti: Pirlo, Seedorf, Kakà, Rui Costa, tutti numeri 10 disposti da Ancelotti in zone diverse del campo. L’equilibrio si regge su una difesa fortissima (Costacurta soprannominato “il professore” e Nesta sono i centrali) e su Gattuso, un giocatore che per Carletto è la base fondamentale di ogni modulo.


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PIÙ QUALITÀ PER PUNTARE ALLA CHAMPIONS
Il Milan cresce sulla linea della qualità. Per Ancelotti è il modo migliore per arrivare al traguardo più importante, la Champions League, già vinta nel 2002-03 quando i rossoneri si sono qualificati come quarti in classifica nel campionato precedente (può essere beneaugurante per il Napoli...). Nel 2005, nella finale di Istanbul, Carletto è stato battuto dal Liverpool in una partita che resterà, ahilui, storica: 3-0 per il Milan al 45', 3-3 al 90', 3-3 al 120', vittoria dei Reds ai rigori. In questa stagione si prende la rivincita giocando un calcio fantastico, sul piano tecnico è una delle squadre più belle nella storia della Champions. Rispetto al Milan precedente, Maldini è passato dalla fascia sinistra al centro, accanto a Nesta, e i due terzini, Cafu e Jankulovski, in realtà sono ali.


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CON I BLUES LASCIA IL 4-4-2 PER IL 4-3-3
Tredici anni in Italia, fra Reggiana, Parma, Juventus (a Torino lo chiamavano il “magnifico perdente”, e meno male che era perdente...), possono bastare. Ancelotti inizia a Londra la stagione carriera europea. Abramovich gli mette a disposizione un organico con i fiocchi. Dopo il 4-4-2 di Parma e Juve e il rombo del Milan, allo Stamford Bridge passa al 4-3-3 con il gigantesco Obi Mikel davanti alla difesa e con uno dei più forti e completi centrocampisti d’Europa a fare gioco e a ricamarlo: Frank Lampard. Al primo anno conquista la Premier League, la FA Cup e la Community Shield. In Champions ha la sventura di imbattersi già agli ottavi nella squadra che andrà a vincere la Coppa, l’Inter del suo grande nemico (ora lo è un po’ meno) José Mourinho. Carletto perde sia a San Siro che in casa.


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VIENE SCELTO PER LANCIARE IL NUOVO PSG
L’addio al Chelsea non è tranquillissimo, ma dopo sei mesi di riposo riparte nel dicembre 2011 da un altro club ultraricco, il Paris Saint Germain. I qatarioti proprietari della società francese puntano a un grande lancio in Europa e per questo ingaggiano Ancelotti durante il campionato. L’ex tecnico del Chelsea torna al 4-4-2 di base, ma con interpreti dotati di una tecnica assoluta. Sembra un po’ il vecchio Milan: un solo corridorecombattente in mezzo al campo (Matuidi, il Gattuso francese), poi tutti dentro: Verratti, Pastore, Lucas Moura, Ibrahimovic e Lavezzi. Nel 2012-13, prima di vincere il campionato, esce dalla Champions ai quarti dopo aver fatto tremare il Barcellona: con due pareggi, va fuori per la regola dei gol segnati in trasferta, 2-2 a Parigi, 1-1 in Catalogna.


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IL REGALO BALE E ALLA FINE SARÀ TRIONFO
La Decima col Real Madrid è probabilmente la sua opera migliore in Europa. Carletto è innamorato di Di Maria che gioca da ala, ma in attacco Florentino gli ha appena comprato Bale per 100 milioni di euro e il gallese deve giocare, come Benzema e, ovviamente, come Cristiano Ronaldo, il giocatore più forte allenato da Ancelotti in tutta la sua carriera. Ecco l’idea: Di Maria interno, accanto a Modric e Xabi Alonso. E davanti i tre. Non solo. Siccome sta esplodendo il talento di Isco, Ancelotti trova spazio anche a lui alternandolo a Benzema. Il calcio di quella squadra fa spellare le mani, è padrona del campo, attacca da dietro con Marcelo (il cui inserimento sarà decisivo nella conquista della Champions League) e con Carvajal. Vanno a cento all’ora.


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RE A MONACO MA LA SQUADRA LO TRADISCE
In Baviera si gioca con le ali. Ancelotti ne trova due non proprio di primo pelo, ma con una classe evidente: Robben e Ribery. Mette l’olandese a destra perché rientri col sinistro e il francese a sinistra perché rientri col destro. Fra i due piazza Thiago Alcantara. Il cardine della squadra è un giocatore (ma potremmo dire anche un tipo di giocatore) che Carletto ha sempre amato: Xabi Alonso. Che non è Pirlo per tecnica ed eleganza, ma lo è per intelligenza tattica. L’anno successivo, quando il regista spagnolo lascerà il Bayern e il calcio, Ancelotti avrà difficoltà a ritrovare lo stesso equilibrio, difficoltà che pagherà con l’esonero. Accanto alla mente di Xabi, ha un rimorchio che anche in Italia ha lasciato il segno, Vidal. E davanti un bomber che segna a raffica, il polacco Lewandowski.


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ROMA - Quindici anni di grandi imprese, tanti moduli impiegati: Carlo Ancelotti nella sua carriera ha sperimentato diversi modi di fare calcio. Nel primo Milan sviluppò il gioco di Sacchi. A Madrid ha vinto la decima ispirando un allievo: Zidane. Ecco le formazioni del nuovo tecnico del Napoli.


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