Napoli, curva chiusa? Non con l'Inter...

Incidenti di Europa League: San Paolo a rischio ma i provvedimenti non saranno domenica
Antonio Giordano
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ROMA - Poi gli effetti si avvertono: prima il caos con l’Inter, a seguire gli incidenti con il Trabzonspor, e per chiudere il San Paolo - o una parte di essa - è un dettaglio. Alla prossima, forse: perché all’Osservatorio hanno visto, rivisto, poi deciso di suggerire al Prefetto di Napoli che è arrivato il momento di intervenire, perché c’è un momento in cui bisogna dire basta, di procedere chiudendo la curva A, riservando l’ingresso ai soli abbonati, provando a rimborsare i biglietti già venduti. Napoli-Inter, di domenica sera, è divenuta materia del contendere, argomenti di riflessione: intanto, dal Viminale hanno avviato l’iter, consegnando al Prefetto di Napoli l’ultima parola. Le scene - soprattutto quelle di giovedì scorso - anche raccapriccianti hanno lasciato il segno ed al Casms (Comitato analisi sicurezza manifestazioni sportiva) hanno usato il pugno di ferro (in maniera simbolica) e ora attendono che qualcosa accada: «Il Casms ha condiviso la decisione di adottare rigorose misure di restrizione per la tifoseria del Napoli già a partire dalla gara con l’Inter; il provvedimento si è reso necessario dopo gli ennesimi gravi fatti verificatisi al San Paolo e culminati con una vera e propria aggressione alle forze dell’ordine al termine della gara con il Trabzonspor». Si proceda, ma non subito, però, perché intanto, come prassi, Napoli-Inter, almeno al botteghino, è già iniziata, ed anche da un bel po’; ci sono diciassettemila biglietti già venduti e non sarebbe operazione semplicissima procedere con la restituzione e con il rimborso. Si profilerebbe un nuovo problema (egualmente serio) di ordine pubblico: dunque, il San Paolo, e pure la curva A, resterà aperta (stavolta) e tutto ciò che è accaduto rappresenterà comunque un precedente e si sommerà, nel caso di ulteriori incidenti, con le nuove sanzioni, con ulteriori limitazioni: possibilmente per Napoli-Atalanta del 22 marzo. A quel punto Prefettura e Questura non potranno avere più comprensione: perché c’è un momento in cui bisogna mettere un punto e provare in qualche modo a combattere seriamente la violenza negli stadi.

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