Napoli, per Gabbiadini un'altra notte per stregare Sarri

Torna a guidare l’attacco del Napoli col Midtjylland. Sta lottando per conquistare un posto da titolare
Nell'estate 2015 a Napoli arriva Maurizio Sarri, che con i giovani ad Empoli aveva dimostrato di saper lavorare bene. Il rapporto tra i due, sia a livello tecnico che forse anche personale, non decolla mai. Vale una frase detta dal mister nei primi mesi di convivenza napoletana: "Gabbiadini deve dare di più".© MOSCA
Antonio Giordano
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NAPOLI - Dov’è l’errore? Perché la domanda sorge spontanea, tuffandosi (distrattamente) tra le pieghe d’un anno intero ed accomondandosi in panchina, al fianco di Gabbiadini, scrutando nelle statistiche che spingono a stropicciarsi gli occhi. Dov’è l’errore? E l’interrogativo scivola via lieve, lanciando lo sguardo intorno, scorgendo Higuain e Mertens, Callejon e Insigne, l’«altra faccia» d’un Napoli con il tridente, la dimensione da favola che ha spostato le gerarchie - rispetto ad agosto - ed ha comunque lasciato inalterato la forza d’una squadra che sa quello che vuole in qualsiasi momento, in campionato e in Europa League. L’«errore» - si fa per dire - è nella (pre)potenza tecnica, nella capacità esplosiva, nella naturalezza d’un pentapartito del gol che ha fiuto, sensibilità e padronanza di se stesso pure quando scivola ai margini del campo: perché per scuotersi, basta niente.

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CHE MEDIA - Si fa in fretta a dire tredici presenze: perché in realtà a Gabbiadini son toccati trecentottantuno minuti effettivi e non è colpa di nessuno, non sua e non del tecnico, se al mattino, al risveglio, la concorrenza costringe ad entrare amabilmente in conflitto con un attacco stellare. E allora, la necessità deve aguzzare l’ingegno, andando a cogliere le serate giuste, quelle del giovedì, utilizzandole per lanciare messaggi inequivocabili, per candidarsi al ruolo, per industriarsi all’interno del sistema, per autostimarsi sempre di più: doppietta all’andata al Midtjylland, zampata alla Lazio, fanno tre gol ogni centoventisette minuti giocati. E domani si ricomincia, per ribaltare le gerarchie.

IL DESTINO - È la dura (?) vita del Grande Club, è la dimensione che restringe gli spazi però senza limitare gli orizzonti: è il Gabbiadini «napoletano» che s’è dovuto inventare il proprio ruolo, sin da gennaio, perché già con Benitez c’era un attacco strastoferico (centoquattro reti più centoquattro reti nel biennio) e strappare la maglia da titolare sapeva d’impresa. Gennaio 2015, quando cambia l’esistenza, quando Gabbiadini diviene il personaggiosimbolo d’un mercato che il Napoli impreziosisce arricchendo il roster, dotandosi (al prezzo di undici milioni) della meglio gioventù: undici reti (subito) in quei quattro mesi a corrente alternata, che sommati ai nove doriano fanno venti in stagione, che spalmati tra i ritagli dando pienezza.

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