Napoli, il primo passo per il futuro San Paolo

Il sindaco De Magistris: «Con la società ora c’è dialogo. Via alla ristrutturazione per uno stadio europeo»
Napoli, il primo passo per il futuro San Paolo
Antonio Giordano
4 min

NAPOLI - Comodi, please: per immaginare che ci sia un domani migliore, che l’ultimo stadio, in realtà, non sia lo scheletro attuale del San Paolo, ma un “figlio” ereditato nel tempo e ricostruito per quel che si potrà. Accomodatevi, perché arriveranno - tra sette mesi - poltroncine che rispondano ai requisiti del calcio del Terzo Millennio - quelli suggeriti dalla Uefa - e poi magari ve li potrete anche scegliere, tramite apposito sondaggio che verrà lanciato: azzurri, come il cuore comanda, o multicolor, come suggerisce Udine, combinazione cromatica che cancella i vuoti e combatte la malinconia. Ed allora, benvenuti nel San Paolo del futuro o in quello che si può lecitamente immaginare adesso, ma senza lasciar volare troppo la fantasia, perché i precedenti lo suggeriscono e c’è stato sempre un tempo in cui le promesse si sono diffuse nell’aria come bolle di sapone.

SI PARTE - Però stavolta si fa sul serio, con tanto di conferenza stampa del sindaco De Magistris, che esce allo scoperto, e mette la faccia su quelle crepe d’uno stadio che ha rischiato seriamente di chiudere. «Non fossimo intervenuti, ci sarebbe stato il rischio concreto di non giocarci più». Il vecchio, caro San Paolo mostra gli anni che ha (sessanta) e pure qualche decennio in più: del restyling di Italia ‘90 sono rimaste le macerie ed una copertura che, secondo l’assessore allo sport Borriello, «è priva di verifiche alla gabbia che la sostiene». I lavori, al netto delle opinioni, inizieranno tra un po’, ad inizio dicembre, e per cominciare saranno utilizzati un milione e quattrocentomila euro, quel che basta per intervenire sulla tribuna stampa («e renderla di livello europeo»), gli spogliatoi ed i corridoi per l’accoglienza delle squadre, l’impianto di sicurezza.

TRE ANNI - Il via è imminente, ma serviranno (circa) tre anni ed altri ventitré milioni di euro e mezzi, quelli che sono stati richiesti al Credito Sportivo, attraverso un Mutuo, per concludere il maquillage: in attesa del taglio del nastro, ci si può costruire un’idea personale attraverso ciò che il sindaco De Magistris e l’assessore Borriello hanno sintetizzato qua e là, tra telecamere e taccuini, tra slide illustrative e quel po’ di fantasia che in casi del genere deve aiutare per comprendere cosa si nasconda nel progetto: «Lo stadio ha bisogno di interventi di ristrutturazione ed abbiamo scelto la strada del buon senso. Con il Napoli c’è dialogo, ci sono stati momenti di tensione, ma adesso, con i lavori, la situazione è destinata a migliorare. Per quanto riguarda la capienza, attendiamo indicazioni per fare altre considerazioni. La società deve farci sapere se intende continuare su questo progetto, se non dovesse accadere ci faremmo trovare pronti con il Coni».

IL MUSEO - Il San Paolo, per sempre, avviando un percorso - all’interno dello spogliatoio - che rievochi i novant’anni di storia del club e dunque investendo per renderlo moderno, fruibile, migliore, perché non ci saranno altri stadi, secondo il sindaco: «C’è un legame affettivo e proveremo a riqualificarlo anche all’esterno. Il programma attuale andrà esaurito entro tre mesi». Dunque: novanta giorni per rifarsi il trucco ed intervenire sull’impianto antincendio, sul sottopasso (nove moduli che ripercorrano la vita del club) e un sistema di protezione della tribuna stampa, con l’installazione di un sistema fotovoltaico che la renda autosufficiente: poi un’altra cascata di soldi - ma stavolta più sostanziosa - che dall’estate in poi consenta di passare alla fase due, quella che prevede la sostituzione dei sediolini sugli spalti. Comodi, eh...


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