NAPOLI - Artiglieria pesante: perché li chiamano bomber. E lo sono per davvero: persino in assenza di Milik, ad un certo punto Sua Maestà, l’erede - nei fatti - di Gonzalo Higuain, quel ciclope che si prese il Napoli e se lo portò in spalla. La fabbrica del gol eccola qua, non smette mai: dal 15 ottobre, è stata capace di non prendersi una giornata di pausa, di metterle in fila praticamente tutte, di osare sempre tanto e spingersi sino ad andare oltre.
L'ASSALTO - Avanza a grandi falcate, eppure sono piccini: si chiamano Callejon, Mertens e Insigne, stanno sotto al metro e settanta, eppure sono giganteschi, loro quanto gli altri. Però sono gli attaccanti e li fanno per davvero: in campionato, il belga ne ha fatti tredici, lo spagnolo è arrivato a otto e lo scugnizzo s’è spinto sino a sei. Hanno ricominciato dal 15 ottobre, perché a Bergamo si fermarono, e da quel momento - persino nella sconfitta con la Roma - hanno avuto una media rassicurante: quindici partite sempre in gol, mettendone assieme, in questo periodo, trentaquattro.
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