INVIATO A CASTEL VOLTURNO - Questa è una (splendida) storia fuori dal tempo: perché vorrebbero farci credere, in un Paese che va sempre in cerca d’eroi, che non esistano più le bandiere. Questa è una vita che va all’incontrario, certo in controtendenza: perché in quel pallone che rotola, e non sai mai dove (pure eticamente) vada a finire, scopri che val la pena starsene a leggere negli occhi di Marek Hamsik ed ascoltarne i silenzi. Questo è calcio assai romantico, ha dentro di sé poesia e non retorica, racconta di scelte di vita, di rinunce alla gloria, ai successi e magari a qualche milionata di euro in più. Questa è l’esistenza, racchiusa in un decennio, di chi ha deciso di “accontentarsi” e gustarsi, godersi i sentimenti, i suoi e di chi gli sta intorno, e di privilegiarli, assaporando il nettare d’una città spesso maltrattata (pur da se stessa) e nella quale, calcisticamente (ma statisticamente) Marek Hamsik sta per diventare il Re.
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Ma Hamsik ci pensa?
«Certo che sì. Però senza farmene un’ossessione. Ci penso il giusto. E so che non c’è altro da fare che segnare per arrivare a centoquindici ed affiancare Maradona».
Gliene mancano tre.
«Sembrano pochi, rispetto a quelli che ho segnato, e forse lo sono».
Però possono apparire anche tanti, leggendo le sue statistiche napoletane: in dieci anni, nelle ultime sette giornate, mai segnato complessivamente più di due gol.
«Vuol dire che sento il peso della stanchezza della prima fase del campionato. E adesso anche quello della vecchiaia, considerato che viaggio per i trent’anni. Certo, pure voi giornalisti, andate a scovare certi piccoli particolari».
(...)
L’Hamsik contemporaneo, per quello che si è visto, è il più “bello” del decennio.
«Non posso che essere d’accordo. La miglior stagione della mia carriera, ma al di là degli aspetti statistici».
E’ venuto fuori completamente.
«Mi sono piaciuto e penso di dovere tanto a Sarri, a questa squadra in cui riusciamo a giocare in maniera fantastica, ad una società che De Laurentiis tiene stabilmente tra le Grandi. Ed è lì che vogliamo rimanere».
Il più bel calcio d’Europa: esageriamo?
«No. Il più bel calcio d’Europa. Lo dicono innanzitutto gli altri, ma in certe prestazioni è indiscutibile la qualità del nostro calcio».
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