Napoli, la fatica di essere Mertens

Ha giocato tutte e 22 le gare. Da 13 partite non salta un minuto. E dovrà stringere i denti almeno fino a gennaio
Mertens 5 Dev’essersi esaurita la vena, magari un po’ di normalità ed anche di fatica. È fagocitato dai centrali altrui.© FOTO MOSCA
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NAPOLI - La solitudine del numero 9: Dries Mertens, il centravanti. Pezzo unico e da collezione di una squadra che, all’alba del giorno dopo la Juve, s’è trovata al cospetto di una statistica ineluttabile: 26 gol realizzati nelle prime otto giornate e poi 9 appena nelle altre sette. Con una novità: due pareggi e una sconfitta senza reti. A cominciare dal primo 0-0 con l’Inter al San Paolo, lo spartiacque di un palese momento di difficoltà dell’attacco che Sarri ha denunciato venerdì dopo la prima sconfitta in campionato. «La verità è che siamo meno brillanti nei tre attaccanti». Di cui Mertens è il simbolo, nonché l’unico centravanti. Appunto: da quando Milik s’è infortunato, Dries ha giocato tredici partite di fila dal primo all’ultimo minuto. E le conseguenze del logorio psicofisico sono inevitabili, anche in area: in un anno da nueve vero e proprio, non s’erano mai viste quattro giornate di digiuno in Serie A. 

A DUE FACCE - E allora, le fatiche di Mertens. La fatica atletica e mentale che il pittore fiammingo del gol sta ovviamente pagando sin da quando il povero Arek, collega di ruolo in grado di assicurare valori assoluti e anche alternative di gioco, soprattutto in chiave aerea, s’è dovuto concentrare sulla seconda ricostruzione fisica in meno di un anno. Napoli vittima dei legamenti crociati di Milik e oggi anche del calo fisiologico della sua rockstar: non è un caso che Dries, dopo aver realizzato 6 gol in cinque giornate, nelle successive dieci abbia collezionato appena 4 reti. Spal compresa: ovvero, la partita in cui il polacco ha rimediato la lesione al ginocchio.

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