Sarri, per lo scudetto non è finita

La lotta per il titolo con la Juve non è affatto chiusa. Sfugge la ragione per cui il tecnico del Napoli, dopo il ko con la Roma, abbia parlato in quel modo
Sarri, per lo scudetto non è finita© LAPRESSE
Alberto Polverosi
3 min

ROMA - La tristezza di questa giornata arriva fino a Napoli. Si fatica a parlare di calcio, ma non possiamo fermarci, nessuno ne ha facoltà. Si riflette, si prega e si va avanti, si deve andare avanti. Lo farà anche la Fiorentina, nel ricordo del suo capitano. Si giocherà pensando a lui. E lo stesso accadrà anche altrove, sui campi dove Davide era stato protagonista, anche se da avversario. Come al San Paolo, dove il calcio ha vissuto sabato sera una giornata intensa, forte, dura. Il Napoli è stato battuto dalla Roma, mentre la Juve poco prima aveva vinto all’Olimpico contro la Lazio. A fine giornata, Sarri ha fatto un bilancio e una previsione che non condividiamo: «Per lo scudetto la Juve lotta da sola». E ancora: «La Juve è di un altro pianeta». Sfugge la ragione per cui Sarri, dopo una sconfitta del genere, abbia parlato in quel modo, anziché rilanciare. Mai visto in tutta la sua carriera alzare bandiera bianca, per questo, e per una serie di ragioni, non comprendiamo e non condividiamo le sue parole. 

(1) Il pianeta. Se la Juve, come dice il tecnico napoletano, arriva da un altro pianeta, diciamo da Marte, il Napoli arriva da Plutone: come gioco, è una squadra irraggiungibile anche per i marziani e lo si è visto durante tutto il campionato.

(2) L’organico. Se è vero (ed è vero) che la Juve ha una rosa più forte e più ricca di quella del Napoli, ora a Sarri bastano i suoi 12-13 titolari non avendo altri impegni che il campionato.

(3) Il recupero. Milik è tornato sabato scorso, giusto in tempo per il finale. Può diventare una risorsa in più: col polacco, anche l’allenatore di Figline, come fa spesso il livornese, può cambiare il modulo durante la partita.

(4) Gli infortuni. Il Napoli ha fuori squadra solo Ghoulam, la Juve è senza Bernardeschi e Cuadrado, ha Mandzukic a mezzo servizio e non sa quando riavrà Higuain.

(5) Il San Paolo. A fine partita, lo stadio ha applaudito la squadra demolita dalla Roma. In quarantamila hanno urlato: “Noi ci crediamo”. Non seguire quell’invito, non sostenere quel desiderio sarebbe sbagliato.

(6) La classifica. Il Napoli è ancora in testa alla classifica, con un punto in più della Juve. Che ha una partita in meno, ma la deve ancora giocare. Non l’ha già vinta.

(7) Il calendario. Mancano 11 gare alla fine, 33 punti in palio, e in più c’è lo scontro diretto. A Torino, d’accordo, ma in 90 minuti, se il Napoli non è quello di sabato sera, può succedere di tutti all’Allianz Stadium. Ecco, Sarri può e deve fissare quell’obiettivo: la Juve fa il sorpasso dopo il recupero del 14 marzo con l’Atalanta? Bene, ci vediamo il 22 aprile a Torino e lì ci giochiamo tutto. Se poi Sarri parla in quel modo per rovesciare pressione sulla testa della Juve, allora non ha capito che quanto dice ha l’effetto opposto: Allegri ci scherza con la pressione, si diverte a destreggiarsi fra parole tipo ossessione, calendario, bel calcio, brutto calcio e almanacco. Per tutti i motivi che abbiamo elencato il Napoli non può ritirarsi dalla lotta: la Juve è favorita da sempre, dalla storia, ma non è il caso di rinunciare a un sogno


© RIPRODUZIONE RISERVATA