Ancelotti: «Innamorato del Napoli. Insigne? Ora deve fare il salto di qualità»

Il tecnico dei partenopei felice all'ombra del Vesuvio: «Siamo una bellissima famiglia e la città è bellissima. Lorenzo? Deve diventare il nostro leader. La Champions? Dura, ma possiamo fare bene»
Ancelotti: «Innamorato del Napoli. Insigne? Ora deve fare il salto di qualit໩ FOTO MOSCA

TRENTO - Ha strappato applausi e sorrisi Carlo Ancelotti, che a Trento ha parlato del suo Napoli ma anche del suo passato da calciatore e dei suoi inizi da calciatore oltre che del calcio in senso più generale. «Il calcio si è evoluto molto dagli anni '80 - ha detto il tecnico dei partenopei, ospite del 'Festival dello Sport' -. Il calcio, del resto, si evolve sempre: ora è tutto molto più organizzato e si vede un gioco più produttivo. Anche le squadre meno forti, in tutta Europa, cercano di fare calcio e di costruire, occupandosi non solo della fase difensiva ma anche di quella offensiva».

IL NAPOLI... - Principi che sta cercando di trasmettere al suo Napoli, dove non ha voluto cancellare l'ottimo lavoro del suo predecessore Maurizio Sarri al quale sta però aggiungendo qualcosa di suoi settimana dopo settimana: «Napoli è una bella famiglia, un bellissimo ambiente. Ci sono giocatori importanti e al contempo molto umili. Ci sono tutte le condizioni per fare un bel lavoro. Possiamo crescere molto, in più la città è bellissima. In Champions abbiamo un girone durissimo. Certo, abbiamo fatto un passo importante in avanti, grazie alla vittoria contro il Liverpool. Ora però abbiamo un impegno molto tosto contro il Psg. Noi, come le altre italiane, possiamo fare bene. La Juventus credo che sia molto competitiva. Mi sembra in generale una Champions molto più equilibrata, anche perché il Real ha perso un giocatore molto, molto importante».

...E INSIGNE - Già, quel Cristiano Ronaldo che dei 'blancos' era il leader mentre questo ruolo nel Napoli lui vuole che sia Insigne a prenderselo: «Lorenzo desso sente maggiori responsabilità ma si deve sentire sempre più importante per la sua squadra. Questo è il passo in avanti che può e deve fare per fare il salto di qualità. In Italia comunque stanno saltando fuori altri giovani giocatori molto bravi. In più il movimento è cresciuto, anche se siamo ancora indietro, rispetto ad altri Paesi europei, a livello di stadi e soprattutto di tifoseria: basta insulti e ignoranza».  Forse un riferimento ai cori contro Napoli e contro Koulibaly che hanno portato alla chiusura della Curva Sud dello Juventus Stadium per due giornate (la seconda con sospensiva), ma poi il discorso si sposta su quelli che sono stati i maestri del Carlo Ancelotti allenatore...

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I SUOI MAESTRI - I maestri del Carlo Ancelotti allenatore li ha conosciuti alla Roma e poi al Milan: «Nel nostro mestiere è inevitabile avere tante idee differenti e attingere da diversi maestri. Il primo di questi è stato per me Nils Liedholm, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle risorse umane e il non mettere pressione ai propri giocatori. Poi ovviamente c'è Arrigo Sacchi, col quale ho passato 5 anni da giocatore e 3 da assistente, durante i quali ho imparato tanto. Sono stati in tutto otto anni molto formativi, nei quali ho capito come si portano avanti le proprie idee e come si devono fare gli allenamenti. Questi non sono solo riscaldamento, partitella e tiri in porta ma anche tattica, attenzione e costanza. Solo facendolo ogni giorno, per esempio, capisci quanto è importante il pressing».

LA SUA FILOSOFIA - E dagli insegnamenti di questi maestri è nato uno dei tecnici più vincenti del calcio italiano: «Il ruolo dell'allenatore è abbastanza complesso: bello, piacevole ma abbastanza complesso. Oltre a 25 giocatori, il gruppo squadra comprende una cinquantina di persone, che sono importanti nella misura in cui tu le rendi partecipi e importanti. Per gestire al meglio il gruppo bisogna far sentire le persone che ti circondano 'comode'. Io lavoro delegando e dando responsabilità agli altri. Tante volte mi hanno detto che la mia gestione era troppo morbida e io ho risposto sempre 'se volete uno che usa la frusta cercate un'altra persona'. Il mio carattere - ha concluso Ancelotti - è questo e solo se agisci seguendo il tuo carattere puoi essere credibile».


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TRENTO - Ha strappato applausi e sorrisi Carlo Ancelotti, che a Trento ha parlato del suo Napoli ma anche del suo passato da calciatore e dei suoi inizi da calciatore oltre che del calcio in senso più generale. «Il calcio si è evoluto molto dagli anni '80 - ha detto il tecnico dei partenopei, ospite del 'Festival dello Sport' -. Il calcio, del resto, si evolve sempre: ora è tutto molto più organizzato e si vede un gioco più produttivo. Anche le squadre meno forti, in tutta Europa, cercano di fare calcio e di costruire, occupandosi non solo della fase difensiva ma anche di quella offensiva».

IL NAPOLI... - Principi che sta cercando di trasmettere al suo Napoli, dove non ha voluto cancellare l'ottimo lavoro del suo predecessore Maurizio Sarri al quale sta però aggiungendo qualcosa di suoi settimana dopo settimana: «Napoli è una bella famiglia, un bellissimo ambiente. Ci sono giocatori importanti e al contempo molto umili. Ci sono tutte le condizioni per fare un bel lavoro. Possiamo crescere molto, in più la città è bellissima. In Champions abbiamo un girone durissimo. Certo, abbiamo fatto un passo importante in avanti, grazie alla vittoria contro il Liverpool. Ora però abbiamo un impegno molto tosto contro il Psg. Noi, come le altre italiane, possiamo fare bene. La Juventus credo che sia molto competitiva. Mi sembra in generale una Champions molto più equilibrata, anche perché il Real ha perso un giocatore molto, molto importante».

...E INSIGNE - Già, quel Cristiano Ronaldo che dei 'blancos' era il leader mentre questo ruolo nel Napoli lui vuole che sia Insigne a prenderselo: «Lorenzo desso sente maggiori responsabilità ma si deve sentire sempre più importante per la sua squadra. Questo è il passo in avanti che può e deve fare per fare il salto di qualità. In Italia comunque stanno saltando fuori altri giovani giocatori molto bravi. In più il movimento è cresciuto, anche se siamo ancora indietro, rispetto ad altri Paesi europei, a livello di stadi e soprattutto di tifoseria: basta insulti e ignoranza».  Forse un riferimento ai cori contro Napoli e contro Koulibaly che hanno portato alla chiusura della Curva Sud dello Juventus Stadium per due giornate (la seconda con sospensiva), ma poi il discorso si sposta su quelli che sono stati i maestri del Carlo Ancelotti allenatore...

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