Insigne erede della fascia di Hamsik: «Napoli, vinciamo»

Il capitano azzurro: «Ogni anno siamo qui a fare certi discorsi: ci siamo scocciati. Meritiamo un trofeo perché valiamo»
Insigne erede della fascia di Hamsik: «Napoli, vinciamo»© SSC NAPOLI via Getty Images

ZURIGO - Era tutto scritto nei quaderni che con i libri fungevano da pali: c’era dentro un sogno, ma mica si poteva sapere all’epoca che sarebbe bastato aspettare una ventina d’anni per scorirlo finalmente realizzato. «Io sono napoletano, tifoso del Napoli e orgoglioso adesso di andare in giro per l’Europa con la fascia al braccio». Gli scugnizzi sono fatti così, non mentono mai, semmai omettono: e quando sull’asfalto di Frattamaggiore, rotolandosi su se stesso, Insigne dovette decidere cosa fare da grande, s’era tracciato un percorso e pure un orizzonte. «Essere il capitano del Napoli. E non solo». E’ stato un viaggio lungo e faticoso, ma mica finisce qua, perché alle sette della sera di un mercoledì apparentemente normale, riecco emergere l’altra metà di quel romanzone scritto di pugno suo o forse no, semplicemente declamato sin da quando se ne stava in culla: «Adesso vogliamo qualcosa. Ogni anno stiamo qua a dirci: vinciamo, vinciamo, vinciamo e ormai sono troppe stagioni che non riusciamo a prenderci un trofeo. Sento che questa è la volta buona: lo meritiamo tutti, perché siamo persone perbene, ragazzi che ci mettono il cuore e che lo meritebbero per il calcio che abbiamo espresso e che stiamo mostrando».


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OCCHIO - Bentornati in Europa, in questo macrocosmo in cui non sentirete le musichette, né magari vi verrà la pelle d’oca per l’emozione d’essere entrato nel tempio del calcio, ma pure questo è football che può lasciarvi dentro qualcosa. «E noi non molliamo. Non lo faremo neanche in campionato, nonostante i punti dalla Juventus siano undici e loro siano fortissimi. Ma noi siamo il Napoli e siamo anche affamati: la coppa Italia è stata una delusione e anche qualche partita, che ci è costata questo distacco dai campioni d’Italia, perché avremmo dovuto vincerle e avevamo creato pure le condizioni».


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ORA BASTA - Zurigo-Napoli è l’anticamera di un inganno, una perfida trappola che s’avverte sparpagliata su questa Europa League che sta per entrare nel vivo e che Insigne blandisce ma con cautela: «Non pensiamo alle altre, a quelle che potrebbero essere nostre avversarie nella corsa al trofeo, ma prima concentriamoci su questa sfida, che va vinta subito per poi prendersi la qualificazione al San Paolo tra una settimana». E poi, a quel punto lì, all in, anche se ci sarà un percorso tortuoso da affrontare: però adesso c’è un capitano, c’è solo un capitano, che parla come una «Iena» - e sorride dello scherzetto di sua moglie Genny - e quando si gira per voltare a rivedere quei giorni, quelli in cui la cartella della scuola finiva in terra, scopre che c’erano mille altri desideri tra i fogli scomposti della gioventù. «La sapete una cosa? Noi ci siamo scocciati di stare qui a partecipare. E’ arrivato il momento di vincere».

Lorenzo Insigne in azione con la maglia del Napoli


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ZURIGO - Era tutto scritto nei quaderni che con i libri fungevano da pali: c’era dentro un sogno, ma mica si poteva sapere all’epoca che sarebbe bastato aspettare una ventina d’anni per scorirlo finalmente realizzato. «Io sono napoletano, tifoso del Napoli e orgoglioso adesso di andare in giro per l’Europa con la fascia al braccio». Gli scugnizzi sono fatti così, non mentono mai, semmai omettono: e quando sull’asfalto di Frattamaggiore, rotolandosi su se stesso, Insigne dovette decidere cosa fare da grande, s’era tracciato un percorso e pure un orizzonte. «Essere il capitano del Napoli. E non solo». E’ stato un viaggio lungo e faticoso, ma mica finisce qua, perché alle sette della sera di un mercoledì apparentemente normale, riecco emergere l’altra metà di quel romanzone scritto di pugno suo o forse no, semplicemente declamato sin da quando se ne stava in culla: «Adesso vogliamo qualcosa. Ogni anno stiamo qua a dirci: vinciamo, vinciamo, vinciamo e ormai sono troppe stagioni che non riusciamo a prenderci un trofeo. Sento che questa è la volta buona: lo meritiamo tutti, perché siamo persone perbene, ragazzi che ci mettono il cuore e che lo meritebbero per il calcio che abbiamo espresso e che stiamo mostrando».


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