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ROMA - Il messaggio arriva nella notte italiana, accompagnato da due parole in italiano: «Forza Roma». James Pallotta esulta da Boston, mentre gli arriva forte l’eco della festa dell’Olimpico. Sta finendo il 25 maggio per diventare il 26. Non è un dettaglio per i romanisti: aver giocato e vinto il derby un giorno prima è servito a cancellare la paura, a guardare oltre all’ostacolo, ad anticipare la catarsi dell’umiliazione di due anni fa. Se la Lazio, come da slogan, aveva alzato la Coppa Italia in faccia alla Roma, la Roma ha portato via la Champions League dalle mani della Lazio. Forse adesso il conto è pari.
L’EMOZIONE - Pallotta aveva già vinto un derby da presidente, il primo dell’era Garcia, ma questo resta nella storia e nel futuro. Non lo dimenticherà, in tanti sensi. «Sono fiero della mia squadra - racconta via telefono - orgoglioso di come i nostri ragazzi abbiano lottato in questa partita». Era tentato di vivere la partita in un ristorante, in compagnia. Invece poi ha scelto le mura di casa: «Ero troppo teso, nervoso. Non avrei potuto condividere con nessuno quelle due ore. Ho preferito starmene per conto mio per due ore». E sono state due ore bellissime: «Devo fare i complimenti a Garcia. Il suo piano partita è stato fantastico. Ma complimenti anche ai giocatori, soprattutto quelli che sono entrati nel secondo tempo. Sono stati decisivi».
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