Serie A Roma, Pallotta esclusivo: «Spalletti, avanti così»

Intervista faccia a faccia con il presidente da Miami: «Totti? Nessuna mancanza di rispetto»
Francesco Totti (Roma) - Ancora in campo a 40 anni con la maglia giallorossa, l'unica indossata nella sua carriera.© EPA
Roberto Zanni
11 min

MIAMI - Un uragano fuori stagione... “Hurricane Totti” non ha risparmiato nemmeno Miami. È arrivato domenica, quando ancora il sole splendeva su South Beach, ed è rimasto con le sue nuvole giallorosse anche ieri. E non poteva che fermarsi su Alton Road, al Sunset Juice Cafe di Tonino Doino, in attesa dell’arrivo di James Pallotta. Solo il presidente della Roma prima della sua partenza per l’Italia - domenica prossima, ci resterà una dozzina di giorni - poteva provare a far tornare il sereno. E lo ha fatto nella maniera più onesta, trasparente e appassionata perché la Roma la sente sua, nel senso più ampio del termine, perché per quei colori soffre e vuole portarli in alto.

Presidente, qual è stata la sua reazione all’intervista choc di Totti?
«Non ce n’è stata una sola, diciamo che ne ho avute due. Sorpreso da una parte, per le parole di Francesco, ma allo stesso tempo capendo lo sfogo dettato dalla frustrazione». Se l’aspettava? «No, non mi aspettavo una cosa simile, anche se, in un certo senso, per una parte l’ho capita: è un grande giocatore, ha fatto la storia della Roma, adora competere, è una superstar».

L’operato di Spalletti: c’è stato il completo appoggio della società?
«Assolutamente sì. Luciano è il nostro allenatore, da quando è arrivato sono cambiate, in meglio, tantissime cose, e non parlo solo della gestione della squadra in campo. Spalletti è un tecnico straordinario, uno dei cinque migliori al mondo, lui vive si può dire a Trigoria, si riunisce con i giocatori, è un grande professionista, assieme a lui si lavora bene, è sempre disponibile e ha la possibilità di fare qualcosa di grande con questa squadra. Quello che ha fatto è stato dettato da un principio fondamentale: prima viene la squadra e nessun giocatore viene prima degli altri».

Ma Totti? C’è stata mancanza di rispetto nei sui confronti?
«Non è assolutamente vero che Spalletti non abbia rispettato Totti, queste sono solo speculazioni. Partiamo dai quattro minuti con il Real Madrid: prima di tutto Spalletti lo voleva far entrare sull’1-0 come carta per pareggiare. E poi io li vedo da un altro angolo, poteva essere l’ultima partita casalinga di Francesco in Champions, non si sa mai quello che può capitare in futuro. Ecco allora che Spalletti gli ha concesso l’opportunità di un’ultima passerella. Cosa sta succedendo qui con Kobe Bryant nella Nba? È un tributo continuo.... ».

Però adesso si è rotto qualcosa: incontrerà Totti quando sarà a Roma?
«Ci metteremo a sedere a un tavolo, parlerò con lui, ma anche con gli altri. A dicembre, quando ci siamo incontrati l’ultima volta, mi aveva detto che voleva continuare a giocare. Vedremo adesso. Quando uno è proprietario di una squadra deve avere rispetto per tutti i suoi giocatori, in questo caso proprio per questo rispetto che c’è, grandissimo, nei suoi confronti, Totti può rimanere alla Roma come giocatore o come dirigente. Finora però da lui, dopo quell’incontro di dicembre, non ho avuto risposte: gli ho richiesto quali fossero i suoi propositi, finora non ho avuto nessuna conferma da Francesco. Adesso che ci incontreremo nuovamente, mi attendo che mi dica quale sarà la sua decisione. E, ancora per una questione di rispetto, non posso dire prima dell’incontro quello che succederà. Le speculazioni non mi piacciono, non fanno per me. Si prenderà, ma solo al momento del nostro incontro, la decisione migliore, per il bene della squadra. E sono, lo ripeto, conversazioni private, che non si possono anticipare ora».

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SPALLETTI ALLONTANA TOTTI DAL RITIRO

Spalletti però ha dichiarato che non è sicuro di restare se l’obiettivo Champions non dovesse essere centrato.
«Per me, in ogni caso, Luciano è e resterà l’allenatore della Roma: se è vero che ha detto una cosa simile, si tratta di una affermazione che non può essere più lontana dalla realtà, io lo voglio con me. Se finora c’è stata una decisione che non è stata errata, sicuramente è quella dell’ingaggio di Spalletti. È la mia filosofia: avere grandi allenatori porta inevitabilmente ad avere grandi giocatori e un grande team, obiettivi che si raggiungono attraverso il lavoro, gli allenamenti e la grande professionalità».

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Ma avvicendamenti potrebbero aversi in altri settori: primo esempio Walter Sabatini.
«Mi piacerebbe se restasse. Ha ancora un contratto di un anno, noi litighiamo spesso, ma subito dopo siamo amici come prima. Non è quello che succede a tutti? Quello che mi preoccupa è la sua salute, fuma troppo. E allo stesso tempo mi preoccupo della Roma, quasi quanto della mia famiglia. Quante volte mi chiedono di guardare assieme le partite, gli amici i conoscenti, ma io non non ce la faccio: devo stare da solo, cammino avanti e indietro, mi agito...».

E cosa si aspetta adesso dalla Roma?
«Abbiamo buttato via troppo nella prima parte della stagione. E non è colpa dei giocatori, mai gliel’ho data. Due, tre vittorie in più ed eravamo lì con Juventus e Napoli. Adesso mancano dodici giornate, mi aspetto i risultati, perché questa squadra ha le possibilità per ottenerli».

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Il terzo posto, la Champions è l’obiettivo dichiarato, ma cosa succederebbe se, malauguratamente, non si dovesse centrare?
«Se capitasse una cosa del genere sarebbe il frutto dell’eredità lasciata per tutte quelle opportunità sprecate a inizio stagione, quelle undici partite senza nemmeno un successo, ma in ogni caso un evento del genere non cambierebbe i miei piani. Perché abbiamo fatto le cose per bene, i nostri giocatori sono dei guerrieri. I progetti per una squadra di vertice non cambierebbero, dobbiamo rinforzare la difesa e punteremo in particolare su quel reparto. Ma non per carenze dell’organico attuale: per i contratti di prestito di chi è arrivato e per gli infortuni che abbiamo avuto».

Ma arriverà il giorno che anche alla Roma potrà sbarcare un Messi o un Ronaldo o un Neymar?
«Non è un discorso solo per la Roma: sono poche le squadre che possono permetterseli e non sono poi la ricetta assoluta per vincere. Quanti sono i club che faticano pur avendo stelle di prima grandezza? E l’anno scorso la Juventus non è arrivata in finale di Champions senza l’acquisto della superstar? Non è poi nella mia filosofia fare sempre e tutto sotto la luce dei riflettori: si lavora continuamente dietro le quinte per creare la grande squadra. Abbiamo giovani importanti, che stanno crescendo, che rappresentano l’mmediato futuro».

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Adesso c’è anche il ritorno di Strootman.
«Rivederlo in campo è stato uno straordinario momento. Il contratto? Mi pare ce l’abbia, e comunque tutto va avanti sempre per il bene della Roma. È un altro dei nostri giocatori importanti».

Ma per la Roma non ci sono solo i risultati: lo stadio rappresenta, ormai da tempo, uno dei principali obiettivi.
«Se fosse per me lo stadio sarebbe stato già pronto da ieri. Ma una volta partito il progetto purtroppo sono apparsi problemi che non ci aspettavamo, che non ci hanno fatti felici, per questo motivo sono frustrato. Ma continuiamo a lavorarci in maniera continua, anche qui dietro le quinte».

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Il rapporto con i tifosi.
«Ci penso sempre ai fan, e quello che provo, che la società si impegna a fare, è per il loro bene, anche se alcune cose sono fuori dal nostro controllo, e qui torniamo al fatto che ancora non abbiamo il nostro stadio. Io con i nostri tifosi non ho nessun problema, il 99% dei nostri fan è totalmente appassionato: è solo l’1% che mi delude. Ma una cosa importante per me, ci penso sempre, è che io non voglio mai deluderli ed è la squadra, una grande squadra, il mio primo obiettivo».

Quanto pensa allo scudetto?
«Ci penso tanto, è ovvio. Ma sapevo anche, fin dall’inizio, che ci sarebbe stato da lavorare. L’organizzazione che ho trovato una volta presa la Roma non l’ho cancellata, ho cercato solo di migliorarla. La famiglia Sensi aveva fatto un bellissimo lavoro, ma adesso i tempi sono cambiati, anche in fretta. E su questo aspetto c’era da intervenire, qui non esisteva un database o comunicazione tra i vari reparti, cose che adesso invece ci sono. L’esempio è la Juventus, che ha avuto sempre, da quello che mi è stato detto, una grande organizzazione ed è su questo che si deve agire: ho fiducia, siamo sulla giusta strada per raggiungere quei livelli, e una volta arrivati lì anche noi vinceremo lo scudetto. L’ho già detto, in passato, vincere i campionati si può perché abbiamo la squadra, ma per centrare l’obiettivo bisogna aggiungerci anche il sistema organizzativo ed è su questo che stiamo lavorando».

Ma un bilancio dall’agosto 2012, da quando è diventato presidente, si può fare?
«Naturalmente si poteva fare meglio. Questo si può dire da qualsiasi parte, però al tempo stesso non credo che si possa nemmeno dire che abbiamo fatto male. Abbiamo centrato due volte la Champions, siamo in corsa per riuscirci anche quest’anno. E sono convinto che ce la faremo. Questa è una bella squadra, il nucleo è forte e la direzione che abbiamo presa è definitivamente quella vincente. Non mi lascio contagiare da chi specula su di noi, perché questa non è la mia filosofia. Molti pensano che se non dico le cose pubblicamente vuol dire che non sto facendo nulla. Non è assolutamente vero. La Roma, come società, continua sempre a lavorare, anche a luce spenta, anche se non se ne parla».

 


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