<div>Falcao: «Totti, per la Roma fai pace con Spalletti. O vieni da me in Brasile»</div>

L’ex giallorosso, oggi tecnico del Sport Recife, a Dagospia: «La maglia n.10 della mia squadra è già sua. Nel ’91 Viola mi offri di guidare la squadra. Dovevamo incontrarci a Cortina per la firma. Morì pochi giorni prima»
Falcao: «Totti, per la Roma fai pace con Spalletti. O vieni da me in Brasile»
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ROMA - «Totti, vieni a giocare in Brasile con me, nella mia squadra, lo Sport di Recife». Parola di Paulo Roberto Falcao, totem della Roma, oggi sessantaduenne tecnico della formazione sudamericana. In una lunga intervista rilasciata a Giancarlo Dotto, per dagospia, Falcao ha parlato del Capitano, della Roma, di Roma, di Viola, di Maradona. Ecco i passaggi più significativi.

Si parla per Totti di un’esperienza negli Stati Uniti. Come sarebbe invece un finale di carriera brasiliano per Francesco?
Sarebbe un grande finale di carriera. Il calcio brasiliano adora i giocatori tecnici come lui.

E nella tua squadra?
Una meraviglia. Premessa: spero per lui, per la gente e per la Roma che trovino l’accordo giusto. Non dovesse accadere, dico a Francesco: vieni con me da maggio a dicembre per il prossimo campionato.  

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Come lo faresti giocare?
Gli darei un pezzo di campo, probabilmente l’area di rigore, e gli direi: qui tu sei il dominatore.

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Sensazionale, quasi da auspicare: i due imperatori, Falcao e Totti, le due leggende del calcio romanista che si ritrovano in un altrove inimmaginabile.
Per Francesco sarebbe come ritrovare, con me, un pezzo di Roma. Ci siamo anche con uno dei due colori sociali. Il rosso c’è. E il numero dieci, naturalmente, sarebbe suo

La tua Roma ha preso due talenti brasiliani. Gerson e Allison.
Gerson lo conosco poco. Me ne parlano molto bene. Allison è un grande portiere, molto bravo e forte fisicamente. Due ottimi acquisti

TIFOSI SPACCATI SU TOTTI

Falcao allenatore alla Roma poteva sembrare a un certo punto, negli anni ’90, una storia perfetta, la chiusura del cerchio.
Dino Viola mi chiamò nel 1991. Mi propose un biennale come allenatore della Roma. Dovevo andare a Cortina per firmare. Non c’incontrammo mai. Morì pochi giorni prima.

Cosa resta di Roma e della Roma in Falcao?
La Roma di oggi è completamente nuova. Per me la Roma sono i tifosi, la gente, la musica di Venditti, entrare in campo e sentire quell’atmosfera, girare per la città e sentirsi amato

Le cose cambiano. I tifosi della Sud non vanno allo stadio per protesta.
So poco di questa storia. Mi dispiace. Posso solo auspicare che trovino accordo e armonia in nome della Roma.

L’altro imperatore della Lupa, Francesco Totti. E’ in crisi con la sua Roma e dunque con la sua storia.
Ho incontrato una volta sola Totti, nello spogliatoio dell’Olimpico, in una partita rievocativa. Ci siamo guardati e d’istinto ci siamo abbracciati. Lui mi ha detto, molto genuino: “Paolo, è la prima volta”.

Il tuo Francesco Totti.
Uno dei più grandi del calcio italiano. Unico nel suo genere. Può giocare ovunque. Avrebbe vinto sicuro un Pallone d’oro almeno se la Roma si fosse aggiudicata una Champions.

FOTO, PALLOTTA FA LA OLA A TOTTI

Hai saputo dell’incidente con Spalletti? Vissuto come un sacrilegio in una città quasi più tottista che romanista. Tutto il mondo ne ha parlato.
Dico solo che il problema deve essere risolto con il dialogo per il bene di tutti. Questa storia danneggia la Roma. E questo non va bene.

Lui vuole giocare un altro anno. Ne discute con Pallotta in questi giorni.
Luciano Spalletti è un grande allenatore, mi piace molto, Totti è la storia della Roma, i due devono dialogare.

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Le versione di Falcao. Il mito appartiene a e stesso o alla gente? E’ giusto ostinarsi e trascinarsi quando le risorse ti abbandonano, offuscando una storia esemplare?
Francesco deve essere felice della sua scelta. Ha acquisito questo diritto. Solo lui può decidere, nessuno può intromettersi.

Tu al suo posto?
Io ho smesso a quasi 33 anni. Avrei continuato se mi fossi reso conto di essere utile anche in minima parte al campo o allo spogliatoio. Ma oggi il calcio è cambiato, si dura di più.

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Hai smesso per il ginocchio?
Assolutamente no. Stavo bene. Non avevo più voglia. Feci solo un pensierino quando mi chiamò nell’86 Maradona che mi voleva al Napoli. A Roma non potevo più tornare. 

Cosa non andò?
Non c’erano i tempi tecnici per chiudere l’affare e io dentro ero ancora troppo romanista

 


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