Roma, Spalletti: «50 mila all'Olimpico? Il calcio è partecipazione, non divisione»

Lo stadio si prepara alla sfida di domenica contro il Chievo. L'allenatore giallorosso: «I giocatori restituiranno la goduria di avere il nostro pubblico a sostegno»
Roma, Spalletti: «50 mila all'Olimpico? Il calcio è partecipazione, non divisione»© ANSA
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ROMA – Contro il Chievo ci saranno più di 50 mila spettatori. «Fa sempre un grande piacere, il calcio è fatto apposta per la partecipazione del pubblico». Luciano Spalletti ha rilasciato una lunga intervista a Roma Radio, parlando a ruota libera del finale di campionato e dei singoli.

A Genova ancora una volta protagonista Nainggolan.
«A lui piace dare un senso di guerra alla partita. E' un guerriero dentro il campo e durante le gare. Gli piace far buttar via la palla agli avversari senza far loro iniziare l'azione. Si trova a suo agio, attacca tutti e può fare più battute sul pressing creando difficoltà agli altri e un po' di vantaggio a noi. Andando al di là di El Shaarawy e di Salah bisogna che rientri velocemente. Gli si allungano le distanze per recuperare la posizione dove può fare superiorità a centrocampo con De Rossi e Strootman. Correre gli viene abbastanza facile».

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Cambiare modulo è un punto di forza nel calcio di oggi.
«Non abbiamo cambiato tantissimo. Siamo rimasti fedeli alla nostra idea, alla nostra intenzione, quella di gestire la partita, fare possesso palla e portare il gioco su un livello di qualità dove siamo più a nostro agio. Tu puoi scegliere di mettere in una posizione uno o un altro, ma la cosa fondamentale è essere padroni del gioco nella partita».

Bologna, Torino, Genoa, adesso Chievo: sulla carta sono squadre che hanno poco da chiedere al campionato. Ma ti mettono in difficoltà proprio perché hanno la testa libera.
«Il nostro calcio è corroso dalle esasperazioni. Il fatto di potersi giocare partite senza tensioni per il risultato ti fa esprimere al meglio. E questo è rischioso quando giochi contro squadre o giocatori che hanno giocato meno e devono far vedere il loro valore per riproporsi per l'anno successivo. In casa del Genoa comunque ci ha vinto solo la Juve prima di noi. Non si poteva andare lì con grande ottimismo».

E i tifosi del Genoa si sono fatti sentire anche vicino a lei...
«Sono stato allenatore della Sampdoria. Lì siamo molto a contatto, chi ti sta dietro è come se fosse un assistente. Sentirli per 90 minuti ti viene un po' a noia».

Il rientro di Strootman aumenta le alternative.
«La nostra squadra ha fatto passi avanti fondamentali. Ha svoltato quello che deve essere il modo corretto di stare in gruppo ed essere disponibili al risultato. Lo vedo come crescita, è una cosa fondamentale. Li vedo quando si allenano. E' sempre stato così. Ma dopo il primo periodo questa sensazione di essere contenti dei successi dell'altro è una cosa che si percepisce e si tocca facilmente ed è un risultato importantissimo all'interno di una squadra».

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C'è disponibilità l'uno verso l'altro.
«Si gioca la palla. Il difensore deve difendere ma anche iniziare l'azione. Il concetto non è recuperare palla e buttarla via, ma recuperarla e renderla giocabile per il compagno. La preparo affinché il compagno possa ricevere il massimo da quel pallone. E si innesca il meccanismo del possesso palla, passaggini, si tocca la palla spesso e si trova piacere nelle qualità che abbiamo. Il rischio è che in questa continuità di possesso e nell'andare nella metà campo avversaria si venga attratti dal metro in più e si perda equilibrio. E' quello che è successo al Bayern Monaco contro l'Atletico Madrid, che con Griezmann ha messo una palla tra i centrali e ha segnato. Bisogna gestire, essere vogliosi di fare, inventare, ma allo stesso tempo pronti e preparati quando perdi palla a non avere distanze e corridoi per gli avversari. Se vai nella metà campo avversaria rischi di più perché alzi la linea difensiva. E può bastare anche solo una palla messa lì per metterti in difficoltà».

Gestire una panchina con Totti, Dzeko, Maicon, De Sanctis, Strootman non è semplice.
«Noi abbiamo provato qualcosa in questa metà di campionato. Le prove a volte sono andate male e a volte bene. La risposta è visibile a tutti. Durante il "terzo tempo", cioè il periodo in cui stiamo a Trigoria tutti insieme, si fanno allenamenti che sono lì. Li sviluppano, si rendono conto di ciò che sviluppano e le scelte devono essere coerenti con ciò che si sviluppa lì. Se la formazione dà esito positivo e fa vedere che la strada è corretta ci si adegua. Bisogna essere bravi a inserirsi in quella strada e far meglio degli altri».

Col Chievo ci saranno più di 50mila spettatori. Meglio tardi che mai.
«Questo fa sempre un grande piacere. Il calcio è fatto apposta per la partecipazione del pubblico. Spesso abbiamo parlato di stadio pieno.  Bisogna parlare di queste cose qui. Non di divisione. Tu non puoi venire da me, io da te... Invece si può, si deve stare tutti insieme e se si impara a stare insieme si sta più comodi. Siamo più avvolti, coinvolti, partecipi. E' una bella cosa quella di domenica e sono convinto che i giocatori restituiranno la goduria di avere il nostro pubblico a sostegno». 

Della partita del Napoli non parliamo.
«Dobbiamo pensare a far bene il nostro lavoro. Lo possiamo far bene chiunque ci sia. Quelli che sono rimasti fuori sono entrati dentro e hanno ribaltato la partita. Il gol l'ha fatto El Shaarawy su una ottima palla di Dzeko, Totti ha fatto gol, ha preso punizioni, ha lottato. Il gioco così si fa simpatico».


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