Spalletti: «Tornato a Roma ho trovato gli stessi problemi»

Il tecnico toscano: «Se si continua così in questa città non realizzeremo mai niente. Ho deciso di venire qui per cercare di risolvere questa situazione»
Spalletti: «Tornato a Roma ho trovato gli stessi problemi»© AP
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ROMA - «A Roma, per tutta una serie di motivi l'imperativo è vincere. Non c'è la possibilità di immaginare una crescita graduale, tutto è rapido, accelerato. A Roma non si gioca per partecipare, c'è la necessità di vincere. Quindi è molto semplice: se non vincerò qualcosa significa che non avrò fatto meglio dei miei predecessori e quindi andrò a casa». Così Luciano Spalletti nel corso di un'intervista rilasciata al quotidiano sportivo francese l'Equipe nel giorno della sfida d'andata in casa del Lione valida per gli ottavi di finale di Europa League.

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L'AMBIENTE - «La prima volta che andai via da Roma praticamente fui costretto a farlo. Qualcuno cominciò a scrivere che Spalletti non aveva vinto nulla, un po' di gente gli è andata dietro, sono stato messo nelle condizioni di andarmene - ricorda poi l'allenatore giallorosso -. Solo che dopo di me certe situazioni sono successe anche ad altri e sono andati via allenatori che ora guidano squadre di primo piano. Questo significherà qualcosa. Sono tornato a Roma dopo quasi sette anni e ho ritrovato le stesse situazioni, gli stessi meccanismi.

Allora dico: se si continua così, se si ripetono sempre questi comportamenti, in questa città continueremo a non realizzare mai niente. È per questo che sono tornato: per non lasciare la Roma in balia di certe persone che pensano di fare il bello e il cattivo tempo. A Roma le condizioni di lavoro sono eccellenti. Esistono solo delle situazioni e dei personaggi che agiscono da ostacolo».

TOTTI - Spalletti, poi, si sofferma anche sul ruolo di Totti. «Averlo ancora a disposizione, nonostante l'età, offre un vantaggio notevole: quando lui entra in campo si crea improvvisamente un'atmosfera, una partecipazione del pubblico incredibile - sottolinea -. Lui possiede un magnetismo straordinario, ma è importante che la passione e l'entusiasmo che lo circonda non tolga forza anche agli altri calciatori. Perché ho legato il mio futuro al suo? Perché ad un certo punto, siccome il rinnovo del contratto tardava ad arrivare, alcuni hanno cominciato a scrivere che ero io a volere che lui smettesse. Il che è completamente falso. Anzi, io penso che Totti debba giocare fino a quando lo vorrà e la società deve accontentarlo. Se non lo farà andrò via. Così nessuno potrà avere dubbi su come la penso».


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