L'addio di Totti sulla stampa italiana: «Così la Roma licenzia la leggenda»

Ieri le dichiarazioni del ds Monchi: «È il suo ultimo anno». I principali quotidiani analizzano il caso senza risparmiare critiche alla società e a Spalletti
L'addio di Totti sulla stampa italiana: «Così la Roma licenzia la leggenda»© ANSA

ROMA - «Monchi ammaina Totti», «La Roma licenzia la leggenda Totti», «Il nuovo ds Monchi congeda Totti». Il giorno dopo l'annuncio del direttore sportivo della Roma, Monchi, le prime pagine dei principali quotidiani italiani affrontano il caso Francesco Totti. Ieri il dirigente è stato chiaro: «Questo è il suo ultimo anno da calciatore, poi lo voglio accanto a me». E negli editoriali di questa mattina non vengono risparmiate critiche alla società e a Spalletti.

Sulla Gazzetta dello Sport, Massimo Cecchini racconta la giornata del numero dieci, ore con il cuore diviso a metà: «Da un lato la tristezza per la presa d'atto di un addio inevitabile e l'amarezza per non essere stato lui a dare l'annuncio.

 Dall'altro lato, però, il capitano della Roma ha apprezzato la delicatezza con cui si è mosso Monchi. [...] Diciamolo: Totti non vorrebbe ancora smettere, ma ha capito che nessuno al vertice avrebbe voluto che lui continuasse. I telefoni bollenti di amici e familiari di ogni ordine e grado, d'altronde, raccontavano ai cronisti la solita, antica versione: Francesco non si è mai sentito amato dalla proprietà e da gran parte dell'attuale dirigenza giallorossa che probabilmente - secondo chi gli è vicino - ha sempre sofferto la sua fama».


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 Su La Repubblica, l'analisi di Enrico Sisti dal titolo: "Da trascinatore a ingombro, quel derby di sette anni fa in cui cominciò il tramonto", con il riferimento alla sostituzione dopo 45' minuti decisa da Ranieri. «Ma adesso torniamo al 2010. E precisamente al derby di ritorno. È lì che comincia ufficialmente l'era delle buggere, è lì che Totti scopre che la più autorevole guida per il paradiso del quarto scudetto, sfiorato sin troppe volte, può trasformarsi di colpo in un ingombro. [...] Pochi giorni dopo Totti allunga il contratto di altri quattro anni, ma già si parla del "dopo".  

Ed è lì che Totti si perde. Quando tutti, oltre a lodarne le giocate, che continuano a esserci, s'interrogano su quando smetterà, lui viene colto dall'horror vacui. Cade nella trappola e anche lui comincia a domandarsi: «Che c'è dopo? Cosa farò dopo?». Un tarlo». E chiude: «Il talento dei grandi è un patrimonio planetario. Ma non dura mai abbastanza. La testa stacca, l'anima no, si ribella, vuole ancora giocare, a dispetto dei santi e dei tendini. Al corpo restano l'arte e la magia, ma la forza di esprimerle non ci sono più».


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Sempre su La Repubblica, il commento di Fabrizio Bocca, che non risparmia critiche alla società sulla gestione degli ultimi anni da calciatore di Totti: «Totti ha quasi tracciato un solco come Romolo. Se un ragazzino oggi dovesse elencare cinque cose di Roma, cosa metterebbe? Magari il Colosseo, il caos, le auto blu, la monnezza e Totti. Non si può cadere dalle nuvole. L'addio di Totti era un'ossessione con cui si facevano i conti da troppo tempo. [...] Alla Roma nessuno ha voluto oscurare la storia: Totti si è illuso di essere eterno, il club americano è rimasto schiacciato e impotente di fronte al totem di Totti piantato a Trigoria accanto alla Lupa capitolina, Spalletti lo ha accantonato sentendone però sempre di più l'ingombro, al ds arrivato dalla Spagna, e atterrato a Roma come il marziano di Flaiano, hanno messo subito in mano la patata bollente: "Dillo tu"». D'accordo Fabio Capello: «Serviva il coraggio di dirlo, hanno fatto arrivare apposta uno dalla Spagna».


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Per Cristiano Gatti del Corriere della Sera, l'annuncio è una scelta giusta. «Certo Spalletti non si è rivelato il migliore degli accompagnatori, in questa uscita tribolata, con quel suo gusto narcisista di trattare anche l'icona popolare come l'ultimo degli stagisti». E paragona la fine della carriera di Totti a quella di altre bandiere del nostro calcio: «È già successo ai Maldini e ai Del Piero, toccherà anche a Buffon. Parliamo delle bandiere, dei preziosi reperti di un altro calcio che quello moderno ha relegato negli scantinati dei musei. Totti fa la cosa giusta, al momento giusto. La sua storia non avrebbe sopportato il penoso finale da sopportato. Bravo Francesco, hai tirato fuori il talento anche per il dribbling più virtuoso: scartando di netto l'umiliazione»

Sul Messaggero, poi, Mimmo Ferretti racconta un retroscena legato al futuro da dirigente: «Non si può (ancora) dire con certezza che il Capitano continuerà a lavorare con/per la Roma». Il motivo? «Totti, e questa non è storia di ieri, non vorrebbe ritrovarsi a fare il gagliardetto della Roma. Lui vorrebbe un ruolo perativo, vorrebbe restare a contatto quotidiano con la squadra con un'etichetta più o meno simile a quella di direttore tecnico». E Guglielmo Buccheri, su La Stampa, apre a uno scenario inatteso: «La sensazione è che la vicenda non si chiuda con l'uscita di Monchi: Totti potrebbe preparare la controffensiva mediatica (magari un'altra intervista tv alla Rai come quella che portò Spalletti a mandarlo via da Trigoria poco più di un anno fa) e, Totti, potrebbe anche rilaniare, in America o altrove».


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Maurizio Crippa de Il Foglio suggerisce di dedicare il nuovo stadio a Totti: «Diremo che nel magico e multiforme ingegno di Francesco Totti c’è anche questa cosa, che lo toglie dalle transeunti glorie e dai sempiterni dolori del pallone: è un uomo intelligente, e sorprendente ironico. E questo, nel calcio, nel calcio italiano, non capita quasi mai. E vale un Pallone d’oro. E diremo poi, del Capitano che s’è presa sulle spalle non la squadra ma la città, e voleva fortemente voleva le Olimpiadi, e voleva e fortemente ha voluto lo stadio, lo stadio della Roma, che è la miglior riserva (absit iniuria verbis) contro l’antipolitica di cui Roma disponga. Se vi pare poco. Dovrebbero dedicarglielo subito, lo stadio. Come a un Meazza ma da vivo. Stasera si gioca al Francesco Totti. E per una volta, viva (la) Roma».


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Infine, Antonio Padellaro, su Il Fatto Quotidiano, scrive: «A questo punto resta solo una frase di una poetessa americana che mi ero appuntato tempo fa e che rispunta fuori adesso e che dice: "ho imparato che le persone possono dimenticare ciò che hai detto e ciò che hai fatto ma le persone non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire". Ed è per questo mio Capitano che il 28 maggio salirò quei gradini per l'ultima partita del ragazzo che eri, che ero».


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ROMA - «Monchi ammaina Totti», «La Roma licenzia la leggenda Totti», «Il nuovo ds Monchi congeda Totti». Il giorno dopo l'annuncio del direttore sportivo della Roma, Monchi, le prime pagine dei principali quotidiani italiani affrontano il caso Francesco Totti. Ieri il dirigente è stato chiaro: «Questo è il suo ultimo anno da calciatore, poi lo voglio accanto a me». E negli editoriali di questa mattina non vengono risparmiate critiche alla società e a Spalletti.

Sulla Gazzetta dello Sport, Massimo Cecchini racconta la giornata del numero dieci, ore con il cuore diviso a metà: «Da un lato la tristezza per la presa d'atto di un addio inevitabile e l'amarezza per non essere stato lui a dare l'annuncio.

 Dall'altro lato, però, il capitano della Roma ha apprezzato la delicatezza con cui si è mosso Monchi. [...] Diciamolo: Totti non vorrebbe ancora smettere, ma ha capito che nessuno al vertice avrebbe voluto che lui continuasse. I telefoni bollenti di amici e familiari di ogni ordine e grado, d'altronde, raccontavano ai cronisti la solita, antica versione: Francesco non si è mai sentito amato dalla proprietà e da gran parte dell'attuale dirigenza giallorossa che probabilmente - secondo chi gli è vicino - ha sempre sofferto la sua fama».


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