De Rossi: «Nel 2018 addio Italia e nel 2019 ciao Roma»

Il centrocampista, che domani supererà Zoff, ha parlato del suo futuro fissando due scadenze importanti per la sua carriera.
De Rossi: «Nel 2018 addio Italia e nel 2019 ciao Roma»© Getty Images
Andrea Ramazzotti
5 min

INVIATO A NIZZA - Daniele De Rossi ha parlato in conferenza stampa alla vigilia dell’amichevole di domani sera contro l’Uruguay e di fatto ha sancito l’addio alla maglia azzurra dopo il Mondiale del 2018.

Che cosa le porta alla mente il match contro l’Uruguay?
«Un ricordo negativo, una giornata negativa, in un clima inspiegabile. Ero anche infortunato e non potei dare una mano ai compagni. Fallimmo l’obiettivo di passare il turno al Mondiale e fu bruttissimo. La partita di domani servirà per il ranking che deciderà poi i sorteggi. Anche allora, nel 2014 in Sudafrica, i risultati precedenti ci avevano messo in un girone non facile. Ecco perché dobbiamo fare un buon risultato contro l’Uruguay per non trovarci in una manifestazione importante in un girone altrettanto complicato».



La Uefa sta per abolire le amichevoli per creare la Nations League. Cosa ne pensa?
Sappiamo poco della Nations League. Ci sarà qualcosa in più in palio e sarà meglio che fare delle amichevoli. Ci giocheremo un trofeo, anche se iniziando dal settembre 2018 sarà una cosa che probabilmente non mi riguarderà.

Dal 2011 ad oggi è stato guidato da 8 allenatori tra Nazionale e club. Si aspetta un passaggio morbido alla Roma come è successo nella Nazionale?
«Il passaggio da Conte e Ventura, al di là dei risultati che sono rimasti positivi, è stato morbido in effetti e in campo abbiamo continuato a lavorare allo stesso modo. Per la Roma mi auguro che ci sia continuità per quel che riguarda la guida tecnica e la società. Da 3-4 anni otteniamo risultati importanti e dobbiamo continuare su questo livello. Ora sta a noi giocatori immedesimarci nell’idea dell’allenatore, che non sappiamo chi è. E’ più facile per noi giocatori adattarsi a lui e cambiare, piuttosto che il contrario».

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Domani supererà Zoff…
«E’ un grande orgoglio e un grande onore. Zoff è stato Zoff, tra un po’ ci sarà Pirlo, mostri sacri del calcio italiano che non mi lasciano indifferente. Sono molto felice».

Che effetto le fa vedere Spalletti all’Inter? E che effetto le fa non vedersi con la maglia dell’Inter che le aveva offerto un contratto biennale?
«Mi dispiace perché Spalletti è un allenatore al quale sono legato. Lo reputo forte e spero che non lo faccia vedere all’Inter perché sarà una nostra rivale per una delle piazze d’onore e speriamo anche qualcosa di più. Io all’Inter? Sarebbe stato particolare vedermi all’Inter perché ho sempre vestito la stessa maglia e sarebbe stato strano averne un’altra addosso».

Nel 2018 dopo il Mondiale lascerà la nazionale?
«Ho 34 anni tra pochi mesi e sono sicuro che sarò un giocatore forte ai prossimi mondiali, magari dopo un’ottima stagione. Non penso troppo al futuro, ma al prossimo Europeo avrò 37 anni e cerco di essere cosciente e realista. La Roma e l’Italia sono la mia famiglia e sarò sempre a disposizione per loro, ma dopo il Mondiale potrebbe essere la mia ultima esperienza con la nazionale e questo contratto con la Roma verosimilmente sarà il mio ultimo contratto con il mio club. Non ho firmato niente che mi impedisca di continuare oltre con l’Italia e con la Roma, ma la logica mi porta a pensare che sarà così».

Ha parlato con Buffon dopo Cardiff?
«Abbiamo parlato 2 minuti perché in queste giornate lui e gli altri hanno parlato della stessa partita e rievocato ricordi non belli con mille persone. Non volevo angosciarli».

Cosa pensa dell’Italia che ha tifato contro la Juve?
«E’ un costume italiano non bello e sarebbe stato lo stesso anche con un’altra squadra. Il fatto che ci siano sempre loro aumenta l’odio, anche se è brutto chiamarlo così, perché vincono sempre. Quando ero ragazzino sono andato a vedere Ajax-Juventus, la Juventus di Lippi al quale sapete quanto adesso sono legato, e tifavo per l’Ajax. Adesso non avrei potuto farlo perché sono amico di questi ragazzi. A fine partita a Cardiff ho visto amici come Buffon con le lacrime agli occhi perché meritavano di vincere questa partita e quella coppa. Ero e sono dispiaciuto per loro».

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