Roma, Di Francesco: «Napoli? La squadra da battere resta la Juventus»

L'allenatore giallorosso esalta la progettualità di Sarri: «Chi gli è stato dietro ha saputo aspettarlo e capirne le qualità»
2) La Roma ha vinto solo tre delle precedenti 17 partite giocate contro squadre inglesi in Champions (5N, 9P); perdendo il match casalingo più recente, contro il Manchester City nel 2014.© ANSA
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ROMA - E' iniziata la settimana di Roma-Napoli, una delle gare più attese di questo primo scorcio di stagione. I giallorossi hanno il compito di fare saltare l'imbattibilità di Sarri che vorrebbe insidiare il record di 10 successi iniziali consecutivi ottenuto dalla Roma di Garcia. Di Francesco sa bene che una vittoria potrebbe determinare uno spartiacque nella stagione: «Spareggio scudetto? Direi di no, ma partita fondamentale sì. Vogliamo rimanere attaccati là in alto, e questa gara ha un gusto particolare. La squadra da battere è sempre la Juventus, Roma e Napoli sono quelle che stanno provando da anni ad intaccare quel primato. Io sono qui perchè la Roma vuole crescere, pesa psicologicamente non aver giocato la partita contro la Sampdoria ma a lungo andare una cosa del genere può essere positiva».

DZEKO - L'allenatore giallorosso, intervenuto al 'Festival del calcio' in corso di svolgimento a Firenze, è tornato sul tema delle dichiarazioni di Dzeko che si era lamentato dei pochi palloni dopo la gara con l'Atletico Madrid: «Ribadisco che Edin ha sbagliato perchè alle spalle c'è un lavoro e tanti non sanno cosa viene proposto in settimana - ha aggiunto l'allenatore giallorosso - Al di là di Edin, altri possono fare fatica a digerire certe cose. Per dare forza al lavoro, e a cosa proponi, ci devono essere i risultati. Serve tempo per trasmettere un'idea di gioco, accade lo stesso in un'azienda. Ricordiamo da dove Sarri è partito, il sistema di gioco che ha adottato all'inizio. Chi gli e' stato dietro ha saputo aspettarlo e capirne le qualità. Noi siamo partiti in ritiro e poi siamo andati subito in tournée, lavorando poco. Preparazione? Quando arrivi a giugno non è corretto cambiare certe dinamiche. Andare in tournée non deve essere un alibi».

LA SCINTILLA - Di Francesco ha poi raccontato le motivazioni del suo ritorno a Roma: «Avevo altre opportunità ma non era scattata la scintilla. Ho scelto la Roma molto per sentimento, per il desiderio di allenare una squadra ed in una piazza che mi ha dato tanto. Stessa cosa è accaduta quando ero calciatore. Avevo l'opportunita' di andare in club anche più forti al mondo della Roma. Ho scelto in quel caso il presidente, Franco Sensi, che si e' imposto: è stata una scelta sentimentale, con lui era scoccata la scintilla». Curiosa poi la battuta su Schick: «Mi farebbe impazzire anche poterlo allenare… (ride, ndr). Ha l’istinto del campione, anche quando calcia in porta. Non dico in che ruolo giocherà, magari cambierò qualcosa a livello tattico ma è un attaccante, non solo una prima punta, ma in futuro sono convinto che sarà un attaccante centrale. Dipende sempre dal sistema di gioco. Se andate a vedere le cose migliori alla Sampdoria le ha fatte partendo da destra, col piede invertito».

 


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