Roma, De Rossi: «Vorrei rigiocare Roma-Samp. E marcare io Pazzini»

Il capitano giallorosso racconta l'evoluzione della sua carriera: «In questi ultimi anni mi sto divertendo di più, sono maturato»
Roma, De Rossi: «Vorrei rigiocare Roma-Samp. E marcare io Pazzini»© LAPRESSE

ROMA - Daniele De Rossi ripercorre i capitoli più importanti del suo romanzo giallorosso ai microfoni di Roma Tv. Il primo ingresso a Trigoria, il divertimento aumentato negli ultimi anni di carriera e il futuro una volta appesi al chiodo gli scarpini. «Sono entrato per la prima volta a Trigoria a 11 anni, nel frattempo sono cambiate tante cosa per fortuna, ora è davvero bella - spiega il capitano giallorosso -. Ne ho fatti di ritiri qui, ma anche in questo le cose sono cambiate. C’era chi ti portava in ritiro da due giorni prima e chi per niente, come Luis Enrique. A lui voglio molto bene, conoscerlo è stata una esperienza piacevole. Un calcio diverso, una mentalità diversa, il divertimento per raggiungere la vittoria. In generale questi ultimi anni sono quelli in cui mi sto divertendo di più, forse perché sono maturato, ho imparato a vivere meglio questa professione e il mio legame con questa squadra».

DE ROSSI E ROMA - De Rossi ha raccontato anche l'evoluzione del suo rapporto con Roma: «Se una città si lega così tanto a un giocatore è perché alla fine in campo, di base, ho fatto sempre capire che ho scelto di dimostrare qui di essere un calciatore forte e di tenerci a questa squadra. Il mio essere in una certa maniera mi ha creato del distacco con una parte di questa città che magari ha provato a combattermi, ma allo stesso modo ha generato anche un amore forte con una grande parte di tifosi e di romani. Io qui ci vivo bene, davvero bene».

RIMPIANTI - Quando si parla di rimpianti, la mente corre alla notte maledetta del 25 aprile 2010: «Se potessi tornare indietro rigiocherei quel Roma-Samp, magari mi metterei in marcatura a uomo su Pazzini. È la gara che ci poteva dare quel trionfo che quella squadra avrebbe meritato. Di partite da rigiocare ce ne sarebbero anche altre, anche in quella stessa stagione, se avessimo vinto altri incontri non avremmo avuto bisogno di quei tre punti con la Samp. Rigiocherei anche Liverpool-Roma: avevamo iniziato benissimo e poi è finita con uno scarto troppo grande rispetto a quanto dimostrato in campo».

Nella prossima pagina le dichiarazioni sul recupero dall'infortunio e sul futuro fuori dal campo


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L'INFORTUNIO - Daniele spera di rientrare presto dall'infortunio patito durante Empoli-Roma: «Non so quando posso tornare: è una frattura, quando guarisce guarisce. Era il sesto minuto quando mi sono fatto male, non ho sentito un grande dolore ma a fine primo tempo il piede era già gonfio. Ho capito che qualcosa si era rotto, ma la partita era in bilico e in questo momento c’è bisogno di tutti. Derby? Grazie a quel successo c'è un po’ più di convinzione in noi stessi, anche chi zoppicava a livello di prestazioni è rifiorito, basti pensare a Lorenzo Pellegrini. Dal momento in cui ha fatto il tacco è nato un giocatore nuovo e mi auguro rimanga così per 20 anni e con la stessa maglia. Nei momenti negativi bisogna sostenere i giocatori, perché così giocheranno meglio».

FUTURO - De Rossi ha compiuto 35 a luglio e il ritiro si è avvicina inesorabilmente: «Se mi fa male il ginocchio per cinque giorni di seguito, penso che voglio smettere e dico a mia moglie che questa estate ce ne andiamo in vacanza per tre mesi. Appena sto bene, penso subito alla prossima gara. Ma sono coerente, non voglio essere un peso, non voglio essere qualcosa che toglie, ho già le idee chiare sui prossimi anni. Non lo dico mai, mi tengo la libertà di poter cambiare idea, sono un po’ egoista in questo. Allenatore? E' l’unico ruolo in cui mi vedo nel futuro. Dovrò capire se avrò voglia di sottoporre la mia famiglia allo stress dei risultati, della lontananza o degli spostamenti».


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ROMA - Daniele De Rossi ripercorre i capitoli più importanti del suo romanzo giallorosso ai microfoni di Roma Tv. Il primo ingresso a Trigoria, il divertimento aumentato negli ultimi anni di carriera e il futuro una volta appesi al chiodo gli scarpini. «Sono entrato per la prima volta a Trigoria a 11 anni, nel frattempo sono cambiate tante cosa per fortuna, ora è davvero bella - spiega il capitano giallorosso -. Ne ho fatti di ritiri qui, ma anche in questo le cose sono cambiate. C’era chi ti portava in ritiro da due giorni prima e chi per niente, come Luis Enrique. A lui voglio molto bene, conoscerlo è stata una esperienza piacevole. Un calcio diverso, una mentalità diversa, il divertimento per raggiungere la vittoria. In generale questi ultimi anni sono quelli in cui mi sto divertendo di più, forse perché sono maturato, ho imparato a vivere meglio questa professione e il mio legame con questa squadra».

DE ROSSI E ROMA - De Rossi ha raccontato anche l'evoluzione del suo rapporto con Roma: «Se una città si lega così tanto a un giocatore è perché alla fine in campo, di base, ho fatto sempre capire che ho scelto di dimostrare qui di essere un calciatore forte e di tenerci a questa squadra. Il mio essere in una certa maniera mi ha creato del distacco con una parte di questa città che magari ha provato a combattermi, ma allo stesso modo ha generato anche un amore forte con una grande parte di tifosi e di romani. Io qui ci vivo bene, davvero bene».

RIMPIANTI - Quando si parla di rimpianti, la mente corre alla notte maledetta del 25 aprile 2010: «Se potessi tornare indietro rigiocherei quel Roma-Samp, magari mi metterei in marcatura a uomo su Pazzini. È la gara che ci poteva dare quel trionfo che quella squadra avrebbe meritato. Di partite da rigiocare ce ne sarebbero anche altre, anche in quella stessa stagione, se avessimo vinto altri incontri non avremmo avuto bisogno di quei tre punti con la Samp. Rigiocherei anche Liverpool-Roma: avevamo iniziato benissimo e poi è finita con uno scarto troppo grande rispetto a quanto dimostrato in campo».

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