ROMA - Stavolta non c’è stata nessuna protesta. Né mediatica né informale. La Roma ha accettato (poco) serenamente il verdetto di Udine, una sconfitta brutta e preoccupante, senza fare riferimenti alle decisioni dell’arbitro, che non ha rivisto al Var il contatto tra Lorenzo Pellegrini e Samir nell’area di rigore dell’Udinese. In quel momento si era sullo 0-0 e Fabbri, dopo le comunicazioni ascoltate all’auricolare, ha ritenuto sufficiente il silent check che confermasse le sue impressioni dal campo.
TENDENZA - Non basta un episodio, chiaramente, a giustificare la quarta sconfitta di questo campionato: la Roma ha perso contro Atalanta, Chievo, Spal, Bologna e Udinese 13 punti su 15; Delle ultime sei della classifica ha battuto solo Empoli e Frosinone. Come era già successo in altre circostanze la squadra si è squagliata al primo episodio negativo, mostrando una pressoché integrale incapacità di reagire. Però dopo le osservazioni decise di Monchi, che a Firenze ha sottolineato l’indoddisfazione della società a proposito del Var, tra i dirigenti serpeggia un po’ di perplessità: capita spesso alle grandi squadre di vincere le partite anche sulla scorta di un episodio favorevole. Alla Roma invece in questo campionato non è ancora successo. Sta diventando un fatto curioso, se comparato all’applicazione del regolamento su casi simili capitati alle avversarie: dal rigore di Simeone contro la Fiorentina a quello di Lazzari contro la Spal, la Roma ha avuto diverse occasioni per cercare degli alibi.
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