Le fatiche di Eusebio

Le fatiche di Eusebio© LAPRESSE
Ivan Zazzaroni
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Di Francesco ha provato per quattro mesi a comporre, scomporre e ricomporre la Roma che non aveva richiesto, nemmeno lontana parente di quella guidata fino alla semifinale di Champions e al terzo posto, dietro Napoli e Juve. E inevitabilmente ha commesso qualche errore, di frustrazione e spiazzamento. Rarissime peraltro le risposte positive ricevute dai suoi, assai più frequenti gli infortuni, anche mentali.

Nata monca, la seconda stagione di Eusebio è proseguita monca costringendolo a scelte apparentemente insensate: azzeccata tuttavia quella di Zaniolo un po’ falso centravanti e un po’ trequartista alla Totti (per raggio d’azione).

Al termine di una partita surreale condizionata dalle papere di Olsen (a Lazovic è stato annullato un gol dal Var perché Piatek ha il 42 di piede e non il 39, e a Pandev manca un rigore) Di Francesco ha aggiustato in parte la classifica (sesto posto), non la squadra, né il rapporto società-tifo.

Al di là dello sciopero del Sud, all’Olimpico c’era molta più gente qualche anno fa quando giocammo un triangolare di beneficenza Roma-Lazio-Juve con giornalisti, artisti ed ex calciatori. Faceva freddo, quella sera, ci scaldarono gli applausi del pubblico, gli unici fischi li presi io quando da un metro, servito alla perfezione da Quagliarella, tirai addosso al portiere e finsi un infortunio muscolare. Fischi che invece hanno modulato la partita col Genoa. Oggi Monchi vola a Boston dove si trova la sede della Spectre: la speranza è che convinca Pallotta a intervenire per correggere subito il correggibile. Lo impone la logica.

Logica che non ho individuato nel Napoli presentato a Cagliari: non ho ancora capito perché Ancelotti abbia snaturato in modo così evidente la squadra escludendo tutti e tre i tenorini per un disegno che prevedeva Fabian sottopunta, Milik unico riferimento avanzato e la coppia centrale Diawara-Allan, dieci in interdizione, quattro e mezzo in costruzione. In pratica ha regalato quasi un’ora al Cagliari che ha dato tutto quello che aveva (strepitoso Barella, in crescita Faragò) fino a sfiancarsi.

Solo grazie a una maradonata di Milik - 8 i gol, 14 le presenze, non le partite completate - il Napoli ha tenuto in vita il campionato avvicinandosi ulteriormente all’ultima edizione sarriana: ora ha un punto in meno rispetto all’anno scorso e come l’anno scorso è fuori dalla Champions. Tutto cambia, tranne la Juve. Che cresce.


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