A Boston da Pallotta: Roma, io faccio i tuoi interessi

Il nostro cronista nel ristorante Nebo, di proprietà delle sorelle Pallotta, a colloquio con il presidente: il pensiero del numero 1 della società. Momento “burrascoso”, nessuna «acqua calma». Deluso dall’atteggiamento e dai risultati, odia le banalità. Crede nel progetto, che non è solo suo
A Boston da Pallotta: Roma, io faccio i tuoi interessi© ANSA
Massimo Basile
3 min

BOSTON - Non c’è mai stato un momento in cui Boston ha ricordato Miami, tranne questa volta. Al numero 520 di Atlantic Avenue, vicino agli uffici della Raptor. Seduto a un tavolino da due, a un lato del ristorante Nebo, in mezzo ad altri clienti, l’uomo che poche ore prima aveva detto di essere a Miami, parla amabilmente con un amico dai capelli brizzolati e i modi eleganti, identico al Sam Malone della vecchia serie televisiva Cheers. James Pallotta, 60 anni, camicia azzurra e pantaloni scuri, mangia polpa di pesce in stile sushi, accompagnato da acqua minerale. Gesticola, controlla febbrilmente i messaggi sul cellulare. Nessuno sembra riconoscerlo. Nebo è il ristorante metropolitan delle sorelle di Pallotta, Carla e Christine. Luci soffuse, camerieri gentili e svelti, menù molto italiano con qualche contaminazione americana, tipo la palla profiterol di formaggio fresco al centro dei maccheroni alla amatriciana. Ma questo è un dettaglio.

L’uomo a cui attribuiscono un patrimonio personale di un miliardo di dollari, ma accusato di pensare solo al profitto, nonostante la Roma sia stabilmente in Champions, il giorno dopo avrebbe incontrato il ds Monchi e i due manager del settore finanziario e marketing, Guido Fienga e Francesco Calvo, per fare il punto su tutto. Pallotta è uno strano animale: vuole condurre sempre le danze, divora tutti, seguendo il suo ritmo psichedelico fatto di scherzi e frasi dure, battute e giudizi brutali. Le «acque calme» che gli erano state attribuite erroneamente come dichiarazione nel dopo Roma- Genoa, in realtà sono mosse, molto mosse, burrascose. Anche per Eusebio Di Francesco? Non lo dice, non rilascia interviste, è qui solo per cenare con un amico, e in ogni caso non pronuncia una sola parola che possa aprire nuovi scenari, ma neanche spende una parola a favore del tecnico. Per chiudere con una constatazione amara: non mi conoscete.

DELUSO - La chiave di tutto è forse qui: non lo conosciamo. Continuiamo a cercare in Pallotta il paisà che ha avuto successo, il salvatore della patria, il futurista che si tuffa in piscina tutto vestito, cerchiamo in lui un tratto familiare e bonario che forse non è mai esistito, o almeno oggi appare sepolto. L’ultimo malinteso sulla sua dichiarazione rimbalzata in Italia lo ha innervosito. E’ deluso da molte cose, dai risultati, dall’atteggiamento in campo, dalle contestazioni, ma non solo. Si sente attaccato, non si fida di nessuno, ma alla fine è proprio ciò che lo fa sentire vivo. Pallotta non vuole correre il rischio di essere benvoluto, e in effetti ci sta riuscendo benissimo. E’ un ossimoro perenne, è qui e non è da nessuna parte, è lontano anche quando te lo trovi di fronte. Soffre a vedere la Roma, qui negli Usa gli arriva solo la dannazione della sintesi fredda del risultato.

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