Stadio della Roma, Montuori: «La prima pietra entro il 2019»

Intervista esclusiva con l’assessore all’urbanistica: «Lavoriamo in sinergia. Una viabilità migliorata per 350.000 persone»
Stadio della Roma, Montuori: «La prima pietra entro il 2019»
Guido D'Ubaldo
4 min

ROMA - Luca Montuori è assessore all’urbanistica di Roma Capitale dal 10 marzo 2017. Ha cinquantaquattro anni, è laureato in architettura, è professore associato all’Università Roma 3. Da quando ha preso il posto di Berdini il progetto dello stadio di Tor di Valle ha fatto grossi passi avanti, ora manca solo l’ultimo atto. Molto è stato fatto e la posa della prima pietra è prevista entro il 2019, anche se c’è ancora una forte corrente critica tra i consiglieri di minoranza del Campidoglio. Con Montuori proviamo a fare il punto della situazione in questa intervista esclusiva, partendo da una panoramica sull’impiantistica sportiva romana.

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Qual è la sua visione sulla rigenerazione urbana delle strutture esistenti?

«Il lavoro lo sta facendo soprattutto l’assessore delle politiche sportive, Frongia. Gli impianti di proprietà comunale sono 160, abbiamo attivato il centro paralimpico al Tre Fontane. C’è una grande parte dell’impiantisitca romana in sofferenza, c’è soprattutto una serie di impianti da riaprire, vecchi o mai terminati. Penso al lavoro sulla palestra della legalità di Ostia. Ho attuato molte sinergie con i miei colleghi, cosa che non era possibile nelle precedenti giunte. Non è difficile avviare progetti, ma portarli a termine. Stiamo dando prova di grande responsabilità nel chiudere alcuni progetti che necessitano della revisione dell’interesse pubblico, con l’interesse prioritario della città».

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Passiamo allo stadio della Roma. Innanzitutto la tempistica: è d’accordo sull’ipotesi di cominciare entro l’anno come ha detto la sindaca?

«Sì, anche io mi sono espresso in questo senso. Ci sono le potenzialità per cominciare entro l’anno, anche se è un percorso che vede tanti attori intorno a un tavolo, se tutto va bene siamo convinti che si possa partire entro il 2019. Abbiamo lavorato bene sulle controdeduzioni, per la convenzione c’è anche l’intervento della Regione, della città metropolitana. E poi ci sono i proponenti. E’ un piano complesso e come tale le strutture amministrative lo devono supportare, per sciogliere prima le problematiche, se prevediamo di arrivare in aula prima dell’estate. I proponenti per le opere pubbliche devono fare le gare, ci sono i tempi da rispettare. Molto spesso si addossano al Comune responsabilità che non sono nostre».

Esiste la possibilità che anche la Lazio faccia il suo stadio?

«La possibilità esiste, non c’è una preferenza. La Lazio non ha presentato alcuna proposta, quando ci sarà, se sarà considerata di interesse pubblico, siamo pronti a valutarla. Il confronto con le forze imprenditoriali è un dovere di chi gestisce la città».

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