De Rossi: "L'addio alla Roma devastante. La Nazionale? Porta socchiusa"

L'ex capitano della Roma vuole allenare: "Non ho mai perso i rapporti con il club"
De Rossi: "L'addio alla Roma devastante. La Nazionale? Porta socchiusa"© LAPRESSE
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ROMA - Un po' di relax con la moglie Sarah tra le bellezze della Finlandia, la meritata vacanza dopo oltre vent'anni di carriera. Daniele De Rossi si sta godendo il riposo dopo aver dato l'addio al calcio lo scorso 6 gennaio. Ma solo quello giocato, perché presto comincerà a lavorare per intraprendere la carriera da allenatore, magari cominciando dal settore giovanile nella Roma: "Nel settore giovanile c’è mio padre, inoltre i rapporti col club non li ho mai persi - ammette De Rossi in un'intervista a GQ -. Al termine del corso che intendo fare potrò allenare in terza serie oppure una Primavera, vediamo. Un po’ mi pesa che tutti si aspettino che prima o poi allenerò la Roma solo perché ne sono stato giocatore. Prima si deve dimostrare di saperlo fare e se poi perdi tre partite di fila la gente si dimentica che eri Capitan Futuro e pretende, giustamente, risultati nel presente. E poi non voglio creare problemi a Fonseca, che è bravo e che per me resterà a lungo qui".

De Rossi e Mancini

Resta quindi in ballo l'ipotesi di poter affiancare Roberto Mancini nel corso della sua esperienza da commissario tecnico della Nazionale: "Abbiamo un rapporto eccellente - confida De Rossi -. Quando era al Manchester City fu difficile dirgli di no. Il fatto di non aver lavorato assieme non ha diminuito la stima reciproca, anzi. Fra i discorsi che abbiamo fatto tempo fa, non in gennaio intendo, una porta azzurra era socchiusa".

De Rossi, il ritiro e l'addio alla Roma

De Rossi torna sul suo ritiro dal calcio giocato, il motivi e le emozioni provate in quei momenti: "Quando sto bene (fisicamente, ndr) sono ancora in grado di giocare nella Roma, nel Boca, in tutte le squadre del mondo, perché quello che ho perso in esplosività l’ho guadagnato in esperienza. Ma di stare bene non mi succede quasi mai. Ho 36 anni, il fisico è logoro, di soldi ne ho abbastanza: meglio tornare. Si è parlato di gravi problemi di mia figlia Gaia. Non c’è nulla di particolare. Semplicemente ha 14 anni ed è normale che abbia bisogno di avere il papà vicino. Siccome si sa che il rapporto fra me e sua madre ha vissuto momenti faticosi, qualcuno si è immaginato chissà che. Ora aspetto di sapere quando comincerà il prossimo corso per allenatori. Dovunque mi capiterà di allenare, sarò sempre a un’ora di volo da Roma, pronto a rispondere a una sua chiamata". Il vero ritiro dal calcio giocato però è stato quando ha lasciato per l'ultima volta quella che è stata la sua seconda casa per oltre vent'anni: "Il mio vero ritiro è stato l’ultimo giorno a Trigoria, una batosta. Uscendo dalla mia camera per andare allo stadio Olimpico ho pensato: “E’ l’ultima volta che chiudi questa porta”. E lì mi è parso di tremare. Devastante. Molti hanno pensato che il gruppo Friedkin mi avesse contattato, ma io non ho mai sentito nessuno. Non sono in attesa di un nuovo proprietario per tornare alla Roma. Pallotta? Con lui non ho mai avuto problemi. Mi è dispiaciuto per la decisione di non rinnovarmi il contratto, ma questo mi pare ovvio".

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De Rossi e il rapporto con Totti

La stessa situazione l'ha vissuta anche Francesco Totti. "Abbiamo giocato vent’anni assieme, ci siamo abbracciati dopo i gol, ci siamo frequentati fuori dal campo, abbiamo avuto anche delle sonore litigate, è capitato di non parlarci per un mese, pure l’anno scorso, ma poi è sempre finita a risate. Vita vera, non recitata. Il suo addio? È un periodo che ricordo come un incubo. Mi sentivo come il bambino che assiste ai litigi tra mamma e papà. Di Totti le ho detto, con Spalletti ho condiviso tanto, ci siamo pure scannati ma conservo grande stima per lui. Mi infastidiva l’assurdità della situazione: la squadra vinceva eppure Spalletti veniva fischiato, dall’altro lato qualcuno si azzardava a dire che Totti non volesse il bene della Roma".


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