Zero Assoluto: «Il calcio può tutto, è amore»

In redazione gli autori dell'inno della serie B, Maffucci e De Gasperi: «Questo è un torneo vero. Pensiamo a Livorno, Salernitana e Cagliari. La nostra canzone parla di città dove la passione dei tifosi è unica»
Zero Assoluto: «Il calcio può tutto, è amore»© Bartoletti
Francesca Fanelli
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Hanno due sorelle, due nipoti (Matteo Maffucci), due figli, Margherita e Tommaso (Thomas De Gasperi) e condividono una macchina, quella di Thomas, che è l'unico a guidare. Così le prime righe della loro biografia. Ma il fiume di parole che sono in grado di produrre (in realtà più Matteo che Thomas) porta a pensare che in comune non abbiano solo una macchina. Gli Zero Assoluto sono fatti per sorprendere. Anche qui, tutto in un numero, non uno qualsiasi. Il Numero per alcuni, perchè può essere tanto e niente. Loro se lo sono messo addosso per fare musica. Ed è una storia che parte davvero da lontano. Amici amici, un passato da conduttori radiofonici, entrambi di Roma e romanisti («La Roma? Teniamoci Garcia, il vento cambierà. Ucan, perchè non lo fa giocare? Totti? Che dire di più?»), il loro ultimo singolo, tra i brani più ascoltati dell'e2015, è stato adattato e prestato alla B come filo conduttore. Maffucci (che è anche scrittore) e De Gasperi reggono da soli il palcoscenico: un pomeriggio da noi, in redazione, al CorSport.

Compagni di scuola: troppo poco? 
Matteo: «Liceo Classico Giulio Cesare, a Roma. Compagni di classe, di più di banco. Eravamo i due nuovi e siamo finiti seduti insieme»

E la musica quando è arrivata? 
M: «Subito, eravamo all'apice della creatività, avevamo voglia di fare cose».
Thomas: «Dopo un paio di mesi. Oggi c'è il pop. All'epoca c'era il rap, che era facile, semplice. Bastava una base. Divertente, sperimentavamo».

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Come se fosse ieri?
M: «Eravamo e siamo appassionati. Il giorno 1 della nostra vita è stato quando abbiamo deciso che avremo cantato. Il nostro sogno, in realtà poi sono passati diversi anni, quasi una decina prima di arrivare alla prima canzone»
T: «Ci sentivamo eroi, ci mettevamo in gioco».

Se vi guardate indietro cosa vedete? 
M: «Che la strada è lunga e si va avanti tra alti e bassi. Più difficile quando la passione diventa lavoro. Hai maggiori responsabilità. Ma serve amore. Sempre. Se vince uno, vince anche l'altra. Le canzoni vengono meglio se nascono in un momento speciale. Sono più belle se si è innamorati».
T: «Facevamo anche cose senza senso, ma lo hanno acquistato con il tempo. Un'avventura».

Da tutto questo come si arriva all''Amore comune'?
M: «E' stata una canzone all'improvviso, era un buon momento. Poi ci ha chiamato il presidente Abodi che l'aveva ascoltata e gli era piaciuto il testo».
T: «Perchè non cantiamo l'amore passionale, quello cinematografico. Ma l'amore semplice, quotidiano, fatto di sofferenza e di piccole cose». 

E da questo a essere la colonna sonora del campionato di serie B (ConTe.it) è stato facile.
M: «Un sogno. Io amo il calcio, so tutto, vedo tutto, leggo qualsiasi cosa. Mi piace. Lui meno...»
T: «Quando nasci a Roma ti ci portano a scegliere...»

Il vostro rapporto con il calcio?
M: «Tifiamo entrambi per la Roma. Io di più, Thomas in maniera meno evidente. Abbiamo anche giocato nella Nazionale cantanti. Una volta ho segnato anche un gol, mi marcava Bergomi, poi ho chiesto un cambio al mister ed è entrato Thomas. Sono una punta alla Inzaghi, una signora punta...»
T: «Calcio? Ho provato poche cose. Tiro con l'arco, lancio dell'accetta, arti marziali. Ma lo seguo il calcio, eh?».

Il nuovo stadio della Roma come lo immaginate? 
M: «Se lo fanno quasi quasi ci ritorno. Prima andavo in Curva a tifare Roma.... E porterò Thomas con me». 


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