Pisacane: Cagliari e Serie A, che stagione!

Fedelissimo di Rastelli, dall'Avellino ai rossoblù. «Il mister mi disse: Vieni, dobbiamo vincere»
Pisacane: Cagliari e Serie A, che stagione!© LaPresse
Eugenio Russo
9 min

Fabio Pisacane è un ragazzo di 30 anni che non si è mai stancato di rincorrere i sogni. Terzino o centrale, è un jolly difensivo in forza al Cagliari dal 14 luglio 2015. Ha appena conquistato la Serie A sotto la guida di Rastelli, continuando insieme un’avventura iniziata all’Avellino. Partito dalle giovanili del Genoa e passato per Ravenna, Cremonese, Lanciano, Lumezzane, Ancona, Ternana (di cui è stato capitano) ed Avellino (con cui ha sfiorato la promozione dalla B), Pisacane ha sudato sul campo ogni scatto della propria carriera, dalla Lega Pro alla Serie A. È noto alle cronache anche per l’onestà ed il coraggio dimostrati quando, nel 2011, denunciò chi tentò di coinvolgerlo nel calcioscommesse.

Pisacane, prima di tutto complimenti per la stagione e la promozione. Come ha festeggiato e cos’ha pensato quando ha realizzato di aver conquistato la massima serie?

«Ho festeggiato il giusto, mancano ancora due partite e bisogna restare sul pezzo, poi a fine stagione festeggerò come immagino da un anno. Al triplice fischio ho pensato che non poteva esserci cornice migliore per avere la matematica certezza, in uno stadio bellissimo contro una squadra forte come il Bari».

Finalmente in A, lei e Rastelli. Ci avete riprovato insieme dopo Avellino, stavolta portando a termine la missione: perseverare aiuta?

«Quando il mister mi chiamò per dirmi che mi voleva con sé, la prima cosa che mi disse fu: “Dobbiamo vincere”. Sicuramente è stata un’annata straordinaria perché sia io che lui sappiamo quante insidie nasconde questo campionato. Non era facile in un contesto dove tutti erano abituati un po’ troppo bene avendo disputato per 11 anni la serie A, ma ci siamo riusciti. Ci sono stati anche dei momenti durante i quali abbiamo dovuto stringere la cinghia perché abbiamo perso qualche giocatore importante per strada e le pressioni comunque erano tantissime per una squadra che, fatto salvo qualcuno, è giovanissima».

Lei ha esordito, con assist, con il Cagliari alla prima di campionato contro il Crotone: aveva già intuito che quella che si trovava di fronte sarebbe stata la squadra rivelazione del campionato?

«Si è stato un buon esordio bagnato da una vittoria larga (4-0, ndr) e da un assist. A dir la verità non pensavo che quella squadra potesse fare quello che poi ha fatto. Ho capito che sarebbero arrivati fino in fondo affrontandoli nel girone di ritorno in Calabria».

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C’è stato un momento in cui avete abbassato la guardia? Oppure uno durante il quale avete pensato di non potercela fare?

«Credo che inconsciamente la squadra dopo lo scontro diretto col Pescara (27ª giornata, 2-1, ndr) avendo 13 punti dalla terza si sia un po’ rilassata. In ogni caso non abbiamo mai pensato di non potercela fare, la stagione nello spogliatoio è stata sempre vissuta con tanta serenità. Potendo contare su giocatori come Storari, Colombo e Dessena sapevi sempre cosa fare».

Quali sono i compagni con cui ha legato di più?

«Mi sono trovato bene con tutti; con Di Gennaro siamo usciti spesso con le famiglie e Tello l’ho portato per un anno agli allenamenti. Si è creato un bell’ambiente e io sono uno che cerca di scherzare spesso nello spogliatoio».

Ventotto presenze, un gol ed un assist: è soddisfatto del suo rendimento personale a parte la promozione?

«Sono molto contento anche perché sono al Cagliari. Devo ringraziare mister Rastelli per avermi voluto in squadra, così come il presidente Giulini e il direttore sportivo Capozucca che hanno permesso il mio arrivo».

Il Cagliari ha iniziato a rallentare la sua marcia nella seconda parte di stagione proprio quando Pisacane ha iniziato a fare più panchina…coincidenza?

«Diciamo che si tratta di una coincidenza perché si è perso anche con Pisacane in campo. In realtà sono stato costretto a restare in panchina a causa di una botta al ginocchio che mi ha fatto passare un mese e mezzo un po’ triste».

Ha giocato in tutti i ruoli della difesa, a parte in porta. La sua duttilità è il suo punto di forza?

«Penso che nel calcio di oggi per un difensore sia un bene essere duttile, ma diciamo che la fame mi ha sempre contraddistinto e mi ha aiutato a ricoprire più ruoli. Forse anche per questo con gli allenatori ho sempre avuto un buon rapporto; penso a Torrente che mi allenava nelle giovanili al Genoa, a Menichini (Lumezzane) e Toscano (Ternana) con i quali ci sentiamo spesso, a Davide Nicola che ho avuto prima a Lumezzane come compagno di squadra e poi come allenatore».

Com’è stato affrontare Avellino e Ternana, sue ex squadre?

«Fa sempre un certo effetto. La Ternana per me è stato il primo amore, anche lì ho vinto un campionato da protagonista e ho lasciato amici extracalcio che ancora sento. L’Avellino è stata la società che mi ha dato la possibilità dopo un infortunio al ginocchio di dimostrare il mio valore».

Come si è trovato in Sardegna? Come l’hanno accolta i tifosi? Vorrebbe legare ancora la sua storia a quella del Cagliari?

«In Sardegna mi sono trovato alla grande, me l’aspettavo proprio com’è, un’isola genuina, dove per fortuna ci sono ancora principi e valori. Naturalmente mi piacerebbe restare, ho ancora un altro anno di contratto, ma da tempo essendo molto credente mi affido a nostro Signore. Cerco sempre di mantenere uno stato d’animo positivo, mettendo tutta la mia volontà e tutto l’impegno possibile per farmi apprezzare. L’ho fatto in tutti i club in cui sono stato, in modo da non avere rimpianti. Poi solo il Signore sa come devono andare certe cose...».

Dove vede il suo futuro?

«Mi auguro di giocare in serie A, anche perché nessuno mi ha regalato nulla, ho dovuto guadagnare la serie B sul campo perché dopo aver disputato il campionato cadetto con Genoa ed Ancona, la società marchigiana fallì e io ripartì da Terni e dalla Lega Pro, riguadagnandomi la Serie B vincendo il campionato. Ora con il Cagliari sono riuscito a conquistare la Serie A e ho un sogno: farmi vedere da mio figlio almeno un minuto nel massimo campionato italiano».

Mi ha colpito la frase che ho letto sul suo profilo Whatsapp dedicata a suo figlio: qual è l’insegnamento più importante che Pisacane padre vuole trasmettergli?

«Che nella vita di oggi dove si sono persi valori e principi di un tempo, lui si distingua in modo onesto e leale con tutti e rispetti il prossimo. Praticamente mi auguro che mio figlio sia un ragazzo con la testa sulle spalle. Poi della sua vita deciderà lui cosa fare, di sicuro non gli metterò un pallone tra i piedi».

Oltre al Pisacane padre il Pisacane giocatore è stato un esempio per l’intero movimento calcistico, riguardo le ben note vicende del calcioscommesse. So che lei non si sente un eroe, ma a qualche anno di distanza come ricorda l’intera situazione?

«Non mi piace molto ricordare questa vicenda, perché si è trattato di un momento che non ho vissuto con serenità. Ma come ho detto più volte devo ringraziare le persone che avevo intorno, le quali mi hanno dato consigli saggi e mi hanno offerto l’appoggio morale che mi serviva per fare la scelta giusta».

 

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