Catania, la rabbia dei tifosi: «Ventimila in piazza»

Il cuore del tifo etneo pronto alla manifestazione, la Nord fa sentire la sua voce. Oggi le prime scadenze economiche
Vladimiro Cotugno
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ROMA - E ora quale sarà il futuro del Catania? Se lo chiedono tutti, a partire dai tifosi che restano la parte lesa più profonda di tutto lo scandalo che ha investito il club siciliano. Il popolo rossazzurro non vuole restare immobile mentre gli viene portato via un sogno fatto di anni di calcio vissuti ai massimi livelli: già nella serata di ieri erano centinaia in Piazza Dante per informarsi, confrontarsi, capire cosa sta succedendo e quali possono essere le iniziative da prendere, quali i modi per far sentire forte la propria rabbia per uno sfregio al cuore che continua a sanguinare. Ci si organizza, sul momento, in piazza, si prepara un lungo e colorato corteo (sabato o domenica, probabilmente, ma la data è ancora da decidere) per urlare in migliaia a tutti che il Catania non può sparire, che bisogna fare tutto il possibile per salvare un sogno.

Tutto questo mentre il tempo scorre inesorabile, a braccetto con le scadenze che già oggi vorrebbero la società presentare alla Covisoc la documentazione relativa agli emolumenti ai tesserati e al contempo la sanatoria di eventuali debiti nei confronti di Lega e Figc, senza dimenticare che il termine per l'iscrizione al campionato di Serie B scade il 30 giugno, da presentare insieme ai vari pagamenti di Irpef, Inps, Irpef e Iva sempre riferiti ad aprile. Il condizionale è d'obbligo perché al momento sia il presidente Nino Pulvirenti sia l'amministratore delegato Pablo Cosentino sono agli arresti domiciliari in attesa dell'interrogatorio di garanzia fissato dal Gip Fabio Di Giacomo per lunedì prossimo. Indiscrezioni parlano di dimissioni imminenti, dimissioni che permetterebbero al club di formare un nuovo organigramma e provvedere ai necessari e vitali passaggi burocratici di questi giorni.

IL COMUNICATO DELLA CURVA - È nella pagina Facebook 'Quando saremo tutti nella Nord' che il tifo organizzato etneo si ritrova, l'agorà virtuale che unisce nel momento più difficile e che grida a squarciagola «GIURO DI RESTARE ACCANTO AL MIO CATANIA. DOVUNQUE SARA', SAREMO». La sopravvivenza stessa del Catania 1946 è fortemente a rischio, e «Non si tratta solo di calcio. E' in ballo il futuro di quei quattro numeri. Quel 1946 che abbiamo scritto sul banco di scuola, dipinto nel muro della nostra stanza(...). Quel 1946 che abbiamo lasciato sventolare nelle nostre bandiere, esibito con le nostre sciarpe. Perché noi siamo Quelli del 1946, proprio come possiamo sentire nella canzone di Antonio Monforte». Si punta il dito sulla gestione «scellerata» Pulvirenti-Cosentino, con Delli Carri nel ruolo di «utile idiota». Una gestione da tempo contestata («Sapevamo che momenti tristi potevano arrivare, che ci avrebbero messo nei guai. In grossi guai. Quel momento è arrivato. Purtroppo»), ma che ora lascia spazio al richiamo all'unità, al restare insieme per affrontare il momento peggiore e di giurare di restare vicini al Catania, di promettere che «ANCHE SE DOVESSIMO RIPARTIRE DALL’ECCELLENZA, SAREMO IN VENTIMILA SULLE TRIBUNE DEL MASSIMINO A URLARE CONTRO IL CIELO IL NOSTRO “FORZA CATANIA!”»


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