Arnold, il capitano della Germania baby campione d’Europa

E' un mediano-regista, ha 23 anni, è mancino, gioca nel Wolfsburg e ha un contratto fino al 2020: durante il torneo in Polonia è stato il leader della nazionale Under 21 di Kuntz, che ha battuto in finale la Spagna
Arnold, il capitano della Germania baby campione d’Europa
Stefano Chioffi
3 min

ROMA - Nasce nei settori giovanili il segreto della Germania. La chiave va ricercata nell’organizzazione di una struttura che è diventata - per prestigio e risultati - un modello di riferimento per il calcio europeo: 366 centri federali, quasi 1.300 osservatori sparsi sul territorio, ventiduemila bambini tra gli undici e i quattordici anni, oltre un miliardo di euro investito dal 2004, seicentomila ragazzini visionati ogni anno. Così la Germania del pallone è tornata sulla cresta dell’onda: campione del mondo con la nazionale di Joachim Löw nel 2014 in Brasile e ora campione d’Europa con l’Under 21 di Stefan Kuntz, ex centravanti del Kaiserslautern. Trofei e medaglie nel segno di un invidiabile ricambio generazionale come ha dimostrato anche l’avventura in Polonia: la Germania baby, venerdì sera, a Cracovia, ha vinto l’oro battendo in finale la Spagna per 1-0 con un gol di Weiser. Un risultato che nasconde anche un piccolo motivo di consolazione per l’Italia, eliminata in semifinale da Saul e Deulofeu ma l’unica ad aver battuto i tedeschi nell’ultima partita della fase a gironi. 

LA RICCHEZZA - La Germania sta raccogliendo i frutti di un lavoro sviluppato in modo scientifico, partendo dai vivai. Il ct Löw, in vista del prossimo Mondiale in Russia, avrà la possibilità di attingere da una nazionale Under 21 in grado di esprimere talenti in ogni ruolo: dal portiere Pollersbeck ai terzini Toljan e Gerhardt, dal difensore centrale Kempf alle mezzepunte Weiser, Meyer e Gnabry, appena acquistato dal Bayern Monaco per otto milioni di euro (il prezzo previsto dalla clausola di rescissione che l’esterno aveva inserito nel suo contratto con il Werder Brema), dal mediano Haberer agli attaccanti Werner e Selke. 

LA MANO DI KUNTZ - Una nazionale, quella costruita da Kuntz, che ha trovato i suoi equilibri grazie al 4-2-3-1. E a dettare i tempi della manovra, durante la scalata in Polonia, c’è sempre stato un centrocampista entrato già nei piani delle big della Bundesliga: Maximilian Arnold, ventitré anni, regista-mediano del Wolfsburg, visione di gioco e personalità, è stato il faro e il capitano di una squadra che ha dimostrato maturità oltre a una notevole cifra tecnica. 

L’IDENTIKIT - E’ mancino, è nato a Riesa il 27 maggio del 1994, è alto un metro e 84, ha cominciato a giocare da bambino nello Strehla e ha un contratto fino al 2020. Arnold è un centrale che assicura ritmo, forza atletica, resistenza, spunti di qualità e qualche gol pesante. E’ pronto per il grande salto a livello professionale dopo quattro campionati da titolare nel Wolfsburg, club che lo ha preso nel 2009 - quando aveva quindici anni - dalla Dinamo Dresda: 126 presenze, 19 reti e 10 assist in Bundesliga, dall’esordio del 26 novembre del 2011 contro l’Augsburg (0-2), quando sulla panchina del Wolfsburg c’era Felix Magath, alla faticosa salvezza ottenuta in questa stagione nel doppio spareggio con l’Eintracht Braunschweig (1-0 all’andata e anche nella sfida di ritorno) con il tecnico Andries Jonker. 


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