Solomon, De Zerbi ha scoperto nello Shakhtar un altro Boga

Ala sinistra, 22 anni, passaporto israeliano, un assist a Traoré nell’esordio in campionato (2-1 sull’Inhulets): il club ucraino lo valuta venti milioni
Solomon, De Zerbi ha scoperto nello Shakhtar un altro Boga© EPA
Stefano Chioffi
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E’ ancora un piccolo cantiere, perché le squadre non si costruiscono in un mese alla lavagna, ma lo Shakhtar comincia a seguire il binario di De Zerbi e si sta facendo intrigare da una nuova filosofia: gioco elettrico e verticale, 4-2-3-1, sovrapposizioni, pressing alto. Qualche lampo lo ha già regalato, vincendo la partita d’esordio nel campionato ucraino contro  l’Inhulets Petrove per 2-1: gol di Lassina Traoré, appena arrivato dall’Ajax, e di Alan Patrick. La gente inizia a divertirsi, così come i calciatori. Il feeling è scattato, ma quella di De Zerbi è una rivoluzione profonda, capillare, solo in fase embrionale. “Work in progress”, lavori in corso, però i primi segnali sono incoraggianti: lo Shakhtar assimila rapidamente i concetti, sta cambiando testa e stile.

SPAREGGIO CHAMPIONS - L’impatto con il tecnico è stato morbido: risolto, grazie all’aiuto dell’interprete, il problema legato alla lingua. L’obiettivo immediato è quello di mettere in cassaforte la qualificazione alla fase a gironi di Champions: martedì 3 agosto è in programma la sfida d’andata in casa del Genk, mentre la partita di ritorno si disputerà il 10. Il tempo non è un alleato di De Zerbi, ma lo Shakhtar non sta faticando a mutare mentalità. Trubin in porta. Marlon, ex Sassuolo, comanda la difesa: l’altro centrale è Matvienko. Dodô e Kornienko sono i terzini. Maycon ha i compiti che ricopriva Locatelli al Mapei Stadium. Stepanenko, fascia di capitano, è l’altro anello del centrocampo. L’ala destra è Pedrinho, preso in estate dal Benfica per diciotto milioni e diventato il dodicesimo brasiliano del gruppo. A sinistra si muove Solomon, che sta avendo con De Zerbi la stessa evoluzione di Boga nel Sassuolo: dribbling e velocità, costa già venti milioni. Alan Patrick è il trequartista, una delle fonti di gioco per Traoré, scoperto dall’Ajax e pagato dieci milioni. Non mancano gli ingredienti per creare una squadra emozionante e sfrontata.

OSSERVATO SPECIALE - Manor Solomon rappresenta una delle chiavi di De Zerbi: è un’ala, è il padrone della fascia sinistra, inventa e incanta, ha colpi da top player. E’ israeliano, ha ventidue anni, è l’orgoglio sportivo di una nazione, ha memorizzato subito i meccanismi. Il 4-2-3-1 del nuovo Shakhtar è un abito perfetto per le sue caratteristiche: domina la scena, garantisce la superiorità, suo l’assist per il gol di Traoré all’Inhulets dopo uno slalom da artista. E’ sbarcato a Donetsk alla metà di gennaio del 2019: un investimento di sei milioni che, in termini di valore, si è triplicato. E’ stato soffiato al Manchester City e allo Zenit San Pietroburgo. Sgomma e si libera della marcatura, ricorda Boga: agile, geniale, un metro e 70, spalle robuste per proteggere il pallone e fare a sportellate con i terzini.

DOPPIO PASSAPORTO - Ha cominciato la carriera nel Maccabi Petah Tikva, in Ucraina ha aumentato il numero dei suoi estimatori. Dopo Eran Zahavi, stella del Psv Eindhoven, è il giocatore in attività più famoso in Israele, che continua ad avere nel cuore anche Eyal Berkovic, ex fantasista del West Ham e del Manchester City, ormai in pensione. Solomon è nato a Kfar Saba, nella pianura di Sharon, il 24 luglio del 1999. Ha acquisito anche il passaporto portoghese. Una famiglia di sportivi, quella di Manor, figlio di due professori di ginnastica. Ha firmato con lo Shakhtar un contratto fino al 31 dicembre del 2023, è titolare nella nazionale guidata dal ct Willi Ruttensteiner, austriaco. Nove gol nello scorso campionato ucraino e due in Champions, all’andata e nel match di ritorno contro il Real Madrid. Lo Shakhtar chiede venti milioni e ha garantito a De Zerbi che proverà a tenere Solomon fino alla prossima estate. Diciotto gol e otto assist in ottantuno partite, ma i dirigenti e il tecnico hanno un’idea precisa: Solomon non ha ancora scoperto tutte le carte. Il meglio, insomma, deve ancora arrivare.


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