Spider-man: Homecoming, un supereroe social

La recensione del nuovo film dedicato all'uomo ragno con Tom Holland e Michael Keaton
Spider-man: Homecoming, un supereroe social
Simone Zizzari
2 min

Benvenuti nel fantastico mondo dell'uomo ragno millennial. Scordatevi il Peter Parker del fumetto, quello che scattava foto per professione. Quello di adesso si scatta selfie, gira video che posta su Youtube e, più in generale, strizza l'occhio alla nuova generazione social-virale. Tom Holland è lo Spiderman migliore che la Marvel poteva trovare al momento: giovane, talentuoso ma sopratutto nerd. O meglio, un nerd ripulito ed elegante. Meglio comunque di Andrew Garfield ma non all'altezza del primo Uomo Ragno, Tobey Maguire (diretto da Sam Raimi). Questo Spider-man: homecoming non è l'ennesimo reboot ma è la storia di un superero già in possesso dei suoi poteri ma ancora troppo giovane per poterli gestire al meglio. Ad aiutarlo in questo processo di crescita e di maturazione c'è Tony Stark/Iron Man, uno delle colonne degli Avengers. Tony accoglie il giovane Peter sotto la sua ala protettiva e lo mette alla prova aiutandolo a crescere e a prendere coscienza delle proprie responsabilità. Il test più duro che il giovane Spidey si trova a dover affrontare è quello dell'Avvoltoio, ex rottamatore di armi aliene caduto in disgrazia e quindi passato al male. È un nemico potente ma con un anima e un cuore (magnifica come al solito l'interpretazione di Michael Keaton). In sostanza questa nuova trasposizione cinematografica di Spiderman si fa guardare, è divertente e segue il filone del Marvel Cinematic Universe. Gli manca però il lato oscuro che aveva la precedente versione di Raimi. Questo nuovo uomo ragno è fatto su misura per i teenager e come tale va giudicato.


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