Intervista a Kevin Spacey: «I terroristi sono solo dei perdenti»

L'attore è a Roma per presentare il film "Baby Driver - il genio della fuga" nel quale interpreta il ruolo di un cattivo. Noi del Corriere dello Sport lo abbiamo incontrato: «Non so perché non mi chiamano per le commedie, per fortuna le faccio a teatro. La musica? Non posso stare senza Stevie Wonder»
Intervista a Kevin Spacey: «I terroristi sono solo dei perdenti»
Simone Zizzari
7 min

ROMA - Sorridente, rilassato, disponibile. L'aria di Roma fa bene anche ad un'icona del cinema come Kevin Spacey che nella capitale è arrivato per presentare 'Baby Driver - Il genio della fuga', il film del regista britannico Edgar Wright (tra l'altro in giuria a Venezia '74) che lo vedrà impersonare un cattivo (l'ennesimo della sua straordinaria carriera). In 'Baby Driver' con Ansel Elgort, Lily James, Jon Bernthal, Eiza González, Jon Hamm e Jamie Foxx, dal 7 settembre in sala con la Warner Bros, Spacey veste i panni di Doc, il boss di un manipolo di rapinatori. Ma in questo comedy-action-movie dalle molte anime (anche quella musical) il protagonista è appunto Baby (Elgort) talentuoso giovane pilota da rapina che vive la sua vita, come le sue fughe in auto, al ritmo delle musiche dei suoi multipli I-Pod (uno per ogni stato d'animo). Abbiamo incontrato a Roma l'attore simbolo della serie tv "House of Cards", ecco cosa ci ha raccontato. 

Anche in Baby Driver lei interpreta il ruolo di un personaggio ambiguo. Come sono così frequenti nella sua carriera? 
Adoro quando il pubblico ti può incontrare a metà strada. Sono sempre affascinato da personaggi che non sono una sola cosa ma che destano reazioni differenti negli spettatori durante uno stesso film. Il mio personaggio, Doc, era un ruolo perfetto per un attore come Michael Cane. E questa cosa mi ha intrigato moltissimo. 

Parliamo del personaggio che interpreti in questo film: Doc è un criminale dark. L'ennesimo di una carriera che ti ha visto spesso interpretare dei cattivi. Ma tu ti senti più a tuo agio a recitare nei panni di un politico corrotto come Frank Underwood (il protagonista di House of Cards) o di un villain come Doc?
Ho sempre ammirato molto lo sforzo della stampa di cercare di portarmi a parlare di cose verso le quali non sono affatto interessato a discutere. Io sono un attore e mi metto al servizio della scrittura, io non creo i miei personaggi ma li interpreto soltanto cercando di dare loro quante più sfumature possibili. Il 'dipinto' di un film non è il mio ma del regista, alla fine c'è la sua firma. Forse quello che mi spaventa di più nei personaggi dark che interpreto forse sono proprio i giornalisti...

Lei lavora spesso con bravissimi giovani attori. Ad esempio in Baby Driver si è trovato accanto ad Ansel Elgort. Gli ha insegnato qualche trucco del mestiere? E cosa i giovani possono insegnare a lei? 
Io non vado sul set per insegnare, lo faccio solo quando sono in un workshop o in una lezione, cosa che faccio spesso e sempre con grande piacere. Posso dire che quando io ero giovane e lavoravo con attori esperti, la mia lezione più grande era attraverso l'osservazione. Lavorare assieme a fuoriclasse come Jack Lemmon è stato fondamentale per me. Il suo insegnamento più grande è stato quello di farmi capire che quando sei il protagonista di un film hai anche delle responsabilità di leadership, devi condurre gli altri verso la buona riuscita di un prodotto. Devi quindi risolvere tutti i problemi che possono crearsi su un set e creare una bella atmosfera per tutti.

Jack Lemmon era uno dei pochi attori con la capacità di usare gli stessi gesti e gli stessi sguardi nei ruoli drammatici come in quelli comici. E' anche una sua caratteristica? 
Ogni volta che mi paragonano a Jack Lemmon per me è un onore immenso. L'unica differenza è che a me hanno offerto pochissimi ruoli nelle commedie. Io sono qui e aspetto che arrivino proposte.

E le dispiace che in pochi le offrino un ruolo in una commedia?
Adoro la commedia e per fortuna ne faccio molta a teatro. Non so perché al cinema mi offrano così poche parti, forse perché la gente tende a categorizzare, a chiuderti in un ruolo ben preciso. Io invece sfido la categorizzazione anche se spesso mi viene imposta.

Cosa ne pensa del regista di Baby Driver, Edgar Wright?
Edgar ha dimostrato già da prima di questo film di essere un regista molto inventivo, brillante e pieno di stile. E' un grande narratore e sono sicuro che continuerà a soprenderci. Spero di poter lavorare ancora con lui, magari nel sequel di questo film che si potrebbe chiamare Baby Doc...

In questo film la musica è la grande protagonista. Le hanno per caso proposto anche di cantare?
No, per fortuna. La musica è stata parte dell'esperienza di questo film fin dal primo copione che lessi. E' una cosa molto strana perchè di solito le musiche si scelgono dopo la storia. Invece stavolta è andata esattamente all'opposto. Noi filmavamo seguendo il ritmo della musica attraverso degli auricolari. E' stata come una danza. 

Quanto è importante per lei la musica e ci sono dei cantanti o delle canzoni che usa per preparare i suoi personaggi?
Stevie Wonder sempre, poi anche gli Eagles, Supertramp, Marvin Gaye. Se hai un momento triste nella tua vita allora devi mettere Ella Fitzgerald e scendere in strada a farti una bella passeggiata. 

Che differenza c'è fra il cinema e il teatro?
C'è una profonda differenza fra di loro. Il cinema incoraggia l'isolamento, è il tuo primo piano, è la tua scena e non racconti la storia dalla A alla Z. Ogni giorno lavori con attori diversi. Nel teatro invece ritorna quell'idea di compagnia della quale parlavo prima. Non scambierei quelle sensazioni con nulla al mondo. 

Lei vive a Londra, cosa ne pensa di ciò che sta vivendo la sua città e l'Europa con l'incubo terrorismo? 
Non sono assolutamente d'accordo con tutti coloro che dicono che l'Europa sia sotto attacco. Queste persone sono dei perdenti, degli esseri soli e tristi che compiono gesti vigliacchi scegliendo la via più facile per ferire o uccidere dei cittadini innocenti. E' una cosa orribile vedere questi morti, ovviamente ma non penso che le nostre città siano sotto attacco. I media lo scrivono perché a loro conviene ma non è affatto così. La cosa importante sarà come risponderemo a questi gesti folli e disperati. 

Qual è il suo rapporto con l'Italia? 
Come voi sapete io sto per interpretare un biopic su Gore Vidal che ha vissuto in Italia per trent'anni a Ravello e racconteremo la sua vita. Per me è un grandissimo onore far parte di questo progetto e vestire i panni di una persona così importante e geniale. Se io potessi girerei tutti i miei film in Italia. Ne ho fatti due nell'ultimo mese e mezzo e mi sono molto divertito. 

Cosa le piace del nostro paese? 
Io sono un terribile turista ma come non potrei amare questo paese. Magari spero per voi che possa piovere un po' di più.

Qual è il segreto del suo talento? Come mai Kevin Spacey riesce ad interpretare così tanti personaggi differenti in un modo così convincente?
Il segreto è essere interessato e non ripetere sempre le stesse cose come un disco che gira e gira e gira ancora allo stesso modo.

C'è un regista italiano con il quale lavorerebbe volentieri?
Fellini o Pasolini. E' ancora possibile? 


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