L'utopia del Cern, tra scienza e bellezza

Docu di Jalongo in sala il 21 e 22 novembre, insieme a scienziati
L'utopia del Cern, tra scienza e bellezza
4 min

ROMA - Oltre 10 mila scienziati da 100 nazioni, di cui alcune in conflitto tra loro: è la straordinaria comunità di cervelli che muove il Cern di Ginevra il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, protagonista del documentario 'Il senso della bellezza - Arte e scienza al Cern' di Valerio Jalongo, che arriva in sala in 70 copie per un'uscita evento il 21 e 22 novembre con Officine Ubu, in proiezioni accompagnate spesso da incontri con scienziati del Cern e dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. L'idea del film è nata cinque anni fa, dalla visita del regista nella struttura: "girando fra quei corridoi e sotterranei, vedendo quei giganteschi macchinari, entrando a contatto con la passione di quelli scienziati, ho capito l'enorme capacità e la bellezza di questa comunità".

Una realtà "basata sulla collaborazione, il merito e il talento, che sembra quasi utopica nel mondo di oggi, in preda alla paura, alle divisioni e i conflitti politici". "Il Cern - ricorda nel film Fabiola Gianotti che ne è direttore generale - è nato oltre 60 anni fa (nel 1954) dagli allora 12 Paesi membri della Comunità europea, con l'obiettivo di concentrare la ricerca sulla fisica fondamentale, mettendo i risultati a disposizione di tutti, e favorendo la collaborazione internazionale".

Un'istituzione antitetica alla distruzione portata dal 'Progetto Manhattan' da cui venne la bomba atomica. Il documentario traccia un originale percorso immersivo nel legame fra arte, scienza, e natura, che ci porta a conoscere volti e stanze dell'Organizzazione europea per la ricerca nucleare, dove è nato, fra gli altri, il world wide web nel 1990 ed è stata provata l'esistenza nel 2012 del Bosone di Higgs. Un viaggio dove Jalongo mostra quell'invisibile alla base del lavoro dei fisici, anche attraverso le creazioni di 12 artisti, da Olafur Eliasson a Evelina Domnitch & Dmitry Gelfand "che vedono nella ricerca scientifica un punto di riferimento - spiega il regista -. Hanno deciso tutti di donare le loro creazioni per il film gratis, una cosa che mi ha commosso". Tra i momenti più emozionanti, il racconto dell'eccezionale esperimento con l'LHC - il Large Hadron Collider,l'anello a cento metri di profondità, lungo 27 chilometri dove si producono ogni secondo miliardi di collisioni tra particelle subatomiche, per indagare sull'origine dell'universo, per comprendere cosa sia successo un milionesimo di milionesimo di secondo dopo il Big Bang.

Tra le voci del film anche quelle dei molti italiani al Cern: oltre Fabiola Gianotti, fra gli altri, Sergio Bertolucci, Michelangelo Mangano, Marzio Nessi, Paolo Giubellino, Gian Francesco Giudice: "Ci sono oltre 1500 fisici italiani che collaborano con l'Istituto, dopo gli Usa è la rappresentativa più numerosa. E ancora una volta ci rendiamo conto come fuori dal contesto destrutturato di inefficienza e raccomandazioni del nostro Paese, gli italiani riescano a mettersi in luce. Infatti spesso al Cern, guidano i progetti più importanti e lì a scegliere il coordinatore sono solo gli scienziati". All'inizio tuttavia convincere il Cern ad aprire le proprie porte non è stato facile: "Hanno letto il progetto e mi hanno detto subito no, c'è voluto un pò per fargli capire quale fosse la prospettiva. E poi per girare a 100 metri di profondità, io e le troupe abbiamo dovuto fare un corso di sopravvivenza pazzesco, e abbiamo seguito le loro strettissime misure di sicurezza - racconta Jalongo -. Ora sono reduce dalla proiezione per loro e sono felice, hanno avuto una reazione entusiasmante".


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