Tre Manifesti a Ebbing, Missouri: recensione del film di Martin McDonagh

Quattro Golden Globes e ottime chance da Oscar, arriva oggi in sala il terzo film del regista di origini irlandesi, dopo In Bruges e Sette Psicopatici
Tre Manifesti a Ebbing, Missouri: recensione del film di Martin McDonagh
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Arriva oggi, 11 gennaio, nelle sale italiane Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, il nuovo film scritto e diretto da Martin McDonagh, regista di origini irlandesi già autore di In Bruges. Per questo film, il regista e sceneggiatore si avvale di un cast straordinario, guidato da Frances McDormand, Sam Rockwell e Woody Harrelson.

La figlia adolescente di Mildred viene rapita, violentata e uccisa, e dopo sei mesi dall’accaduto la polizia sembra aver smesso di cercare il colpevole. Esasperata dalla sua sofferenza e dall’esigenza di giustizia per il destino di sua figlia, Mildred affitta tre grandi spazi pubblicitari fuori città su cui fa scrivere delle frasi che, con chiaro riferimento alla tragica sorte della figlia, si rivolgono alla polizia locale e allo sceriffo in particolare. Perché nessuno è stato ancora arrestato? L’evento non sarà chiaramente privo di conseguenze e lo spettatore viene catapultato in un intreccio di umanità dolente, in cui ognuno anela alla sua serenità.

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Il film è stato presentato alla 74° Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia dove a vinto il premio alla Migliore Sceneggiatura, e ha fatto la parte del leone ai Golden Globes, dove ha portato a casa quattro premi: Miglior film drammatico, Migliore attrice drammatica, Migliore attore non protagonista e Migliore sceneggiatura. In attesa di un probabile trionfo anche agli Oscar.


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