The Post, Spielberg: "La libertà di stampa è ancora in pericolo"

Il regista ha raccontato i motivi del suo nuovo, straordinario film sui Pentagon Papers: "Il dovere della stampa libera è controllare l'operato del governo". Meryl Streep: "E' un momento straordinario per le donne"
The Post, Spielberg: "La libertà di stampa è ancora in pericolo"© LaPresse
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MILANO - Sembra quasi una 'santa alleanza' la collaborazione tra Steven Spielberg, Meryl Streep, Tom Hanks: un terzetto da nove premi Oscar per The Post, il film che quasi come un thriller racconta i Pentagon Papers, il dossier sulle bugie di cinque amministrazioni americane sull'intervento in Vietnam, che pubblicato nel 1971 dal New York Times e dal Washington Post provocò un'onda di proteste e indignazione senza precedenti, qualche anno prima del Watergate.

I tre miti del cinema non avevano insieme mai lavorato ma a riunirli è stata una storia affascinante, epica ma soprattutto "urgente": il ricordare, e visti i tempi ce n'è bisogno, il valore fondante del primo emendamento alla Costituzione Americana che ribadisce la libertà di stampa, il ruolo di guardiano della democrazia. "Nel 1971 fu una sfida immensa - per la quale le due testate per richiesta dell'allora presidente Nixon finirono al giudizio della Corte Suprema - pubblicare tutte le migliaia di pagine dei Pentagon Papers nonostante l'ingiunzione. Si trattava di interesse pubblico, di dovere della stampa libera controllare l'operato del governo", ha detto Spielberg a Milano presentando il film che con oltre 400 copie sarà in sala da 01 dal 1 febbraio. "Oggi la libertà di stampa è ancora sotto attacco dalla nuova amministrazione che spesso con facili etichette, tipo "è una fake news", boccia notizie che non piacciono al presidente Trump. Il parallelismo tra quell'epoca e l'oggi è estremamente calzante, non a caso la stampa americana - ha raccontato Spielberg - che quotidianamente deve lottare contro la disinformazione organizzata sta dando un grande sostegno a questo film. Ieri come oggi la stampa libera deve essere a guardia della democrazia e questa resta una verità incontrovertibile".

Il film ha il ritmo di un thriller ma la vicenda raccontata è assolutamente vera: l'analista militare Daniel Ellsberg dopo aver fotocopiato l'immenso dossier ordinato da Robert McNamara dal titolo Storia delle decisioni U.S. in Vietnam 1945-66, riesce a passare le carte al New York Times. Dopo la prima inchiesta, frutto di tre mesi di lavoro dei giornalisti tra le 7000 pagine di scottanti segreti governativi, con un'eco incredibile visto che in Vietnam i soldati americani continuavano a morire, il presidente Nixon ingiunge lo stop delle pubblicazioni.

Il Washington Post, allora un giornale locale e di famiglia, grazie all'ansia da scoop, all'incredibile determinazione del suo direttore Ben Bradlee (Tom Hanks) riesce a mettere le mani sulle stesse carte. Ma decidere se pubblicare o no, finire sotto processo alla Corte Suprema, spetta al boss: Katherine Graham (Meryl Streep), la prima donna editrice in una società dove il potere è maschio. Nonostante i pareri dei legali, i consigli di chi le sta vicino, la Graham permette al suo direttore di pubblicare il dossier.

The New York Times e Washington Post diventano alleati per una battaglia di libertà. Per la prima volta Spielberg racconta una storia degli anni '70, evocativa del classico di Pakula Tutti gli uomini del presidente, ma è l'attualità a muoverlo, partendo dall'autobiografia della Graham, tra le fonti della sceneggiatura di Liz Hanna e Josh Singer. "Subito dopo la seconda guerra mondiale non erano riuscite a capitalizzare il ruolo fondamentale avuto durante il conflitto ed erano tornate in cucina. La lotta di potere, la battaglia dei sessi va avanti e ha ripreso vigore. Il problema restano gli uomini che non ancora ancora imparato ad accettare i no delle donne. Spero - ha concluso - che il film possa essere una fonte di ispirazione per molte donne a trovare il coraggio di dire 'decido io'".

STREEP: "PER LE DONNE E' UNA STAGIONE ESALTANTE" -  Tre Oscar, il record raggiunto nel 2017 della 20.a nomination (per Florence), una lista infinita di riconoscimenti e una vita impegnata nel sociale, soprattutto per l'ambiente (Mothers and Others, gruppo di difesa dei consumatori per l'agricoltura sostenibile). Meryl Streep, che ai Golden Globe di un anno fa fece un'emozionante discorso sulla libertà, bollata per questo da Donald Trump come "una delle attrici più sopravvalutate di Hollywood", scende in campo e non delude. In The Post di Steven Spielberg dove recita accanto a Tom Hanks incredibilmente per la prima volta, interpreta l'altolocata Katherine Graham che rimasta vedova diventa la prima editrice donna di un giornale, il suo Washington Post in un mondo sociale dominato dai maschi e i quali lei dovrebbe semplicemente farsi consigliare dagli uomini. Con il suo coraggio (con la sua autobiografia Personal History ha vinto anche il Pulitzer) ha sfidato il suo stesso mondo e l'allora presidente Nixon dando la possibilità al direttore Ben Bradlee di raccontare i Pentagon Papers. "E' un'icona femminile di questo secolo e la sua storia non la insegniamo abbastanza alle nostre ragazze", ha detto la Streep. "Ma ora l'aria è cambiata, sono ottimista, stiamo vivendo una stagione emozionante. Non so bene - ha aggiunto - perchè ci abbiamo messo così tanto a dire Time's Up, tempo scaduto ma finalmente al Congresso, nell'industria, nel settore militare e in ogni luogo di lavoro come un'onda le donne dicono basta al silenzio, al trattamento di disuguaglianza, alle prevaricazioni". "Le donne - ha proseguito - hanno sempre lottato per affrontare questi problemi, penso alle tante associazioni che da anni si battono contro il gender gap ma solo quando la lotta ha toccato i boss di Hollywood le persone hanno preso coraggio".

HANKS: "BRADLEE ERA UNA BESTIA" - Tom Hanks interpreta l'ambizioso, determinato direttore del Washington Post: "Ben Bradlee non era un giornalista, era una bestia, una persona molto competitiva, con una vocazione allo scoop che - ha detto divertito rivolgendosi ai giornalisti - che voi potete ben capire: vogliamo essere secondi? Mai". 


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