Roma 2018, Thomas Vinterberg: "Fare un film non è sempre una cosa razionale"

Thomas Vinterberg, uno dei padri del movimento cinematografico Dogma 95, presenta il suo nuovo film alla Festa del Cinema di Roma 2018.
Roma 2018, Thomas Vinterberg: "Fare un film non è sempre una cosa razionale"
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Thomas Vinterberg, uno dei padri del movimento cinematografico Dogma 95, presenta il suo nuovo film alla Festa del Cinema di Roma 2018. Intitolato Kursk, il film è l’adattamento cinematografico del libro A Time to Die, di Robert Moore, basato sull’incidente del sottomarino K-141 Kursk, avvenuto il 12 agosto del 2000. In conferenza stampa, il regista racconta della genesi del film, e del perché per lui è così importante raccontare questo tipo di storie.

“Decidere di fare un film non è sempre una cosa razionale. – esordisce Vinterberg – Se una storia inizia a tormentarmi, allora inizio a pensare a che contributo potrei darvi. Ho deciso di fare questo film perché molti dei temi che più mi stanno a cuore ricorrono in questa storia. La storia di una famiglia, il disperato tentativo di sopravvivenza, la lotta di un uomo contro la burocrazia, e anche i sentimenti di indignazione, amore, dolore, perdita. Sono ossessionato da tutto ciò.”

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Kursk è ispirato all’angosciante storia vera del K-141 Kursk, un sottomarino russo a propulsione nucleare che affondò nel Mare di Barents nell’agosto del 2000. Mentre ventitré marinai lottavano per la sopravvivenza a bordo del sottomarino, le loro famiglie combattevano disperatamente contro gli ostacoli burocratici e le scarse probabilità di salvarli. Il 10 agosto del 2000 il Kursk, un sottomarino grande il doppio di un jumbo jet e più lungo di due campi da calcio, orgoglio “inaffondabile” della Flotta Settentrionale della Marina russa, intraprende la prima esercitazione in dieci anni e le manovre coinvolgono trenta navi e tre sottomarini. Due giorni dopo, due esplosioni, abbastanza potenti da venire registrate perfino dai sismografi in Alaska, affondano il sommergibile nelle gelide acque del Mare di Barents. Solo ventitré dei centodiciotto marinai a bordo sopravvivono e, nei nove giorni successivi, il mondo intero segue la drammatica vicenda con il fiato sospeso. Le operazioni di salvataggio risultano inefficaci e l’aiuto dei paesi stranieri viene rifiutato, lasciando il destino degli uomini a bordo appeso a un filo.


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