ROMA - Jan Palach è un'occasione mancata. Il film, presentato alla Festa del Cinema di Roma, racconta la vita dello studente che nel 1969 decise di darsi fuoco per protestare contro l'invasione sovietica della Cecoslovacchia.
È una occasione mancata perché il regista Robert Sedlacek non è riuscito a restituire la potenza e la grandezza di una storia che ha fatto epoca. Ad una cura estetica di tutto rispetto, non corrisponde però la stessa attenzione per una sceneggiatura adatta a questo tipo di racconto. I vari blocchi narrativi appaiono staccati l'uno dall'altro. Il racconto della progressiva consapevolezza politica del protagonista e della sua decisione estrema è poco fluido. Anche per questo, e veniamo alla principale colpa, il film manca della componente emotiva (del personaggio e quindi anche l'empatia del pubblico). Tutto il percorso è piatto, grigio, quasi fosse affrontato con la fretta di arrivare al tragico finale, quello sì d'impatto. Peccato.