Il Guerino, il mio atto d'amore

Compie 105 anni il più antico periodico del mondo ancora vivo. Il padre rifondatore, nel '75, gli (e ci) fa questo regalo
Il Guerino, il mio atto d'amore
Italo Cucci
3 min

Il Guerin Sportivo compie 105 anni. E’ il più antico periodico del mondo ancora vivo. Molti mi confondono con i padri fondatori: quando superi una certa età ti attribuiscono una sorta di eternità… retroattiva. Quelli erano ragazzi dell'Ottocento, conobbi solo Giuseppe Ambrosini, romagnolo a due ruote, gran direttore poi della Gazzetta insieme al Giovanni Brera che avrebbe ereditato prima la direzione della Rosea poi quella del Verdolino. Guarda un po'. Io posso essere piuttosto il rifondatore, perché il vecchio Guerin di Milano era appena defunto nell’estate del ’74 – abbandonato da Brera che s’era dato al “Lombardo” pure sparito in un fiat – ripreso al volo a Bologna, ma la sua vita vera era ricominciata nel ’75 quando mi fu affidato come un vecchietto malandato. 

Sett’anni dopo, nell’82, con quell’immagine (prestata a Guttuso) dello Zoff Mondiale che leva la Coppa al cielo, tirò 340.000 copie. Tutte vendute. Con le 150.000 del “Libro d’Oro del Mundial” con Tardelli in copertina. Un miracolo editoriale, soprattutto un capolavoro realizzato da una squadra di giornalisti che valeva quella di Bearzot. Son quasi tutti spariti, non li nomino per non rendere amaro il cuore dei sopravvissuti. Lo spirito della rinascita fu comunque storicamente guerinesco. Carlin Bergoglio e amici (stavo per dire camerati) portarono il loro Guerin a superare le 100.000 copie nel 1938, Campioni del Mondo ritratti in prima pagina con fasci littori insieme a Vittorio Pozzo, l’unico CT del mondo che abbia vinto due Mondiali consecutivi con la stessa Nazionale. Quando conobbi Pozzo e trascorsi con lui ore preziose, gli citai il Guerin Sportivo e lui, senza sprecarsi troppo, mi disse: “Erano dei rompicoglioni”. Più o meno quel che disse di me (a me) Enzo Ferrari: “Lei è inaffidabile”. Il Cinico spiegò che da me non c’era da aspettarsi alcuna complicità: se avevo una notizia, la controllavo e la sparavo, senza riserve per gli amici. Ai miei tempi il giornalismo si faceva così. E il Guerin risorto nella “tentacolare San Lazzaro” (copyright Brera) fu scuola, avviamento, creò splendide firme e ottimi direttori di giornali. 

Di lì me ne andai, un giorno, per nuove avventure. Con lo stesso spirito che mi fece partorire prima un piccolo libro di memorie, “Un nemico al giorno”, simbolo del rompicoglioni inaffidabile, eppoi “Tribuna Stampa”, storia del giornalismo sportivo che ha spesso insegnato il mestiere a tanti colleghi illustri e meschini, peraltro ripudiato da qualche contemporaneo incapace di confrontarsi con la storia. Più d’uno i viaggi di andata a ritorno, sempre guerineggiando, e ci sono anche adesso con la stessa “Posta e Risposta” che accolse e parlò con migliaia di giovani e legioni di anziani. In questo numero rispondo a un ragazzino di 9 anni e a un sessantenne: insieme, perché parlano naturalmente lo stesso linguaggio. Per questo amo ancora questo adorabile sopravvissuto (grazie, Roberto). Chiedendo scusa ai titolari, confermo – naturalmente terque quaterque…- l’epigrafe dettata al notaio per la mia ultima residenza: “ITALO CUCCI – DIRETTORE DEL GUERIN SPORTIVO”. 


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