F.1: motori alternativi, il piano naufraga per i costi

La Cosworth ha ritirato la disponibilità per il bando Fia: «E’ interessata solo la Red Bull, dovremmo spendere 28,5 milioni per incassarne 6/7»
F.1: motori alternativi, il piano naufraga per i costi
Fulvio Solms
2 min

Più passa il tempo e più aumentano i dubbi sulla motorizzazione alternativa proposta con forza dalla Fia per togliere potere contrattuale ai costruttori di motori e spingerli a cedere le power unit 2017 a prezzo politico. Ferrari e Mercedes non ci stanno, Maranello ha opposto il proprio veto. Eppure l’ostacolo più alto sembra essere molto materiale e per niente politico: i costi industriali.

 

La Cosworth, il marchio più diffuso in passato tra i costruttori di motori per la Formula 1, ha fatto sapere che non parteciperà al bando della Fia relativo ai propulsori alternativi alle power unit (2.2 litri biturbo). Significativo quanto ha spiegato uno dei titolari di Cosworth, Kevin Kalkhoven: «Abbiamo dato un’occhiata al piano, cercando di capire quali sarebbero i potenziali clienti. La risposta è stata semplice: la Red Bull, unica squadra oggi priva di un accordo di lungo termine per la fornitura di un motore. Abbiamo poi studiato quali sarebbero i costi per sviluppare un motore da zero e i conti non tornano».

 

Già, perché tutte le altre squadre sono a dama - evidentemente anche la Toro Rosso, che tornerà ai Ferrari - e il presupposto indispensabile è che questi propulsori alternativi possano essere forniti per 6/7 milioni di euro all’anno, cifra rivedibile ma che rimarrà molto lontana dagli attuali 20-23 milioni richiesti per una power unit completa. «Il costo di progettazione e sviluppo sarebbe di 20 milioni di sterline (28,5 milioni di euro) - ha anche spiegato Kalkhoven - senza contare le spese di assistenza in pista. Non solo, ma i tempi sono troppo stretti per realizzare un propulsore che oggi neanche esiste sulla carta».

 

Il piano potrebbe avere successo se raccogliesse l’adesione di tante squadre in difficoltà economiche - Force India, Sauber, Manor, non più la Lotus perché destinata a diventare Renault - allettate dal motore a basso costo. Ma così non è. Curioso che al bando abbiano aderito la Ilmor di Mario Illien (collaboratore di Renault) e l’inglese AER (Advanced Engine Research), che pure dovrebbero vedersela con investimenti analoghi. Chissà cosa le abbia spinte a questa disponibilità, che per il momento è solo tale e non richiede investimenti.

 

La gara d’appalto si concluderà lunedì e il progetto francamente sembra avere vita molto breve.


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