F.1, Ramirez: «Alonso mondiale anche a 40 anni»

L’ex storico coordinatore McLaren: «E’ un pilota incredibile, ma oggi è sprecato. Se dopo lo scontro con Hamilton nel 2007 non avesse cambiato squadra avrebbe il doppio dei suoi titoli»
F.1, Ramirez: «Alonso mondiale anche a 40 anni»
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Sedici titoli mondiali (9 piloti, 7 costruttori), 94 vittorie in gran premio: tanto ha firmato Jo Ramirez, messicano, storico coordinatore in Formula 1 della McLaren dal 1984 al 2001. Ha assistito ai successi di Stewart, Lauda, Senna, Prost, Hakkinen, pertanto ha senso ascoltarlo quando parla di altri grandi piloti della “sua” squadra, come Fernando Alonso.

 

Ramirez ha dichiarato allo spagnolo As: «Alonso è uno dei più grandi e spero vinca ancora. Oggi è un pilota incredibile, ma sprecato». Soffre Alonso, soffre con la McLaren dov’è fuggito strappando il contratto che aveva con la Ferrari, soffre nelle retrovie stando appena davanti alle Manor per via di un motore Honda che non va. «Fernando è un grande - ha spiegato l’ex dirigente - lo ammiro ancora di più dopo questa stagione. Si è morso più volte la lingua e capisco il suo sfogo in Giappone (via radio al team: “motore da Gp2”, ndr), dopo tutto quello che era successo. Alla fine l’ha detto, senza pensare che era proprio in casa della Honda. A Ron Dennis la cosa non è piaciuta, ma io credo che sia stata positiva perché è d’impatto, ha determinato una reazione di cui c’era bisogno».

 

Per Ramirez i 34 anni di Alonso non sono un problema: «Prost si ritirò a 37 anni ed era nel suo miglior momento. Date una Mercedes a Fernando quando ne avrà 40 e diventerà campione». L’unica bocciatura arriva sulle grandi scelte della carriera: «Avrebbe potuto vincere più di due titoli. Io gli dico sempre “Fernando, se tu fossi rimasto con la McLaren-Mercedes ora saresti quattro volte campione del mondo”. Lui mi risponde “forse sì, forse no”, ma è chiaro che almeno un altro titolo lo avrebbe vinto. Il suo problema fu l’esplosione di Hamilton nel 2007: Lewis risultò subito essere un fenomeno. Fernando non aveva mai avuto un compagno di squadra così, e questo cambiò la sua carriera».


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