F.1, tre nuove armi e la Ferrari si sente forte

Gomme, assetti (con un segreto Mercedes), affidabilità: a Maranello sono convinti di aver imparato dagli errori del 2016
F.1, tre nuove armi e la Ferrari si sente forte© Lapresse
Fulvio Solms
4 min

Qual è la vera Ferrari? Quella di Vettel che ad Abu Dhabi piomba alle spalle di Verstappen come un Nuvolari a fari spenti nella notte, o quella dei cambi che si rompono e dei piagnistei via radio? E’ importante saperlo per prepararci alle novità del 2017.

 

Appoggiando lo stetoscopio sulle mura di Maranello abbiamo avvertito un ottimismo fondato sulla certezza di aver imparato dagli errori. La stagione appena chiusa, per quanto sofferta, pare sia stata preziosa per capire dove e come si sbagliava, e per impossessarsi del Codice Enigma che consente alla macchina di dialogare con le gomme.

 

La convinzione della Ferrari di poter tornare al vertice passa attraverso i seguenti punti: 1) il nuovo criterio di interpretazione delle gomme; 2) aver individuato un importante segreto della Mercedes; 3) aver progettato un nuovo sistema cambio-trasmissione che non si sbriciola; 4) la certezza granitica che l’organizzazione orizzontale low cost ideata da Marchionne darà frutti, punto quest’ultimo che ci lascia perplessi.

 

Quella delle gomme è l’equazione più complicata, per risolvere la quale la Ferrari ha impiegato l’intero Mondiale 2016. Aveva compreso già in Australia di avere difficoltà con determinate finestre di temperatura, e nei test dopo il GP di Barcellona (17-18 maggio) aveva individuato la soluzione in un nuovo protocollo di riscaldamento delle gomme prima delle qualificazioni. Su quella base cominciò a inserire soluzioni migliorative, ma a ogni piccola variazione corrispondeva un nuovo squilibrio. Ecco la disastrosa qualificazione in Spagna, e peggio ancora Montecarlo, per recuperare subito in Canada un secondo di prestazione. Ora ritengono di aver capito, anche un po’ grazie ai test Pirelli per far nascere le gomme larghe del 2017.

 

Proprio su un inconfessabile segreto della Mercedes, paradossalmente, a Maranello le bocche rimangono cucite. Pare che i ferraristi abbiano compreso ciò che rende stabili le Frecce d’Argento, consentendo loro di viaggiare su binari come se avessero le sospensioni intelligenti degli anni 90. Probabilmente da Baku in poi, i tecnici sono riusciti a far funzionare una sospensione alloggiata in un’intercapedine del telaio e in grado di smorzare rollio e beccheggio. Non un terzo elemento idraulico, come s’era detto, ma un dispositivo meccanico passivo che è ora all’esame della Fia: se resterà lecito la Ferrari sarà ad armi pari con la Mercedes, mentre un divieto metterà i due team sullo stesso piano.

 

Quanto a cambio e trasmissione, questo è stato un tallone d’Achille nell’intera stagione. Nella corsa alla miniaturizzazione Maranello ha seguito una strada troppo estrema. Quest’ultimo anno di esperienza avrebbe fornito gli elementi per costruire un cambio più robusto, nelle stesse dimensioni di quello precedente. Un passaggio fondamentale per progredire sul piano dell’affidabilità, mai davvero raggiunta dalle Rosse nel 2016.

 

E poi l’organizzazione. Marchionne è certo che il nuovo schema organizzativo funzionerà - i reparti s’interfacciano orizzontalmente tra loro e riferiscono a Mattia Binotto -, e che anzi abbia cominciato a dare frutti dal GP Giappone. Sostiene che ricalchi il panel della Mercedes ma che, a differenza dei tedeschi, la Ferrari possa fare a meno di tecnici di vertice. Né Marchionne ha dubbi sulla filosofia da seguire: numeri uno si diventa, non si nasce.

 

Dunque si cercano i cervelli negli uffici di Maranello, anziché sul mercato. Come lavorare alla costruzione di un’Atalanta che sia in grado di battere Real e Barcellona. Come direbbe Raikkonen: «Bah».


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