Formula Medicine: la potenza è nulla senza controllo (mentale)

Due giorni nel centro del dott. Ceccarelli, leader mondiale nella preparazione dei piloti, da Alonso a Ericsson: "Il cervello degrada come la gomma". Ecco come tenerlo in forma
Formula Medicine: la potenza è nulla senza controllo (mentale)
Francesco Colla
5 min

VIAREGGIO. Varcata la soglia di Formula Medicine una grande fotografia accoglie il visitatore. Quattro giovani corrono su una spiaggia australiana: Ayrton Senna, Pierluigi Martini, Mauricio Gugelmin. Alla sinistra della Maestà brasiliana c’è Riccardo Ceccarelli (nella foto sotto), ora ragazzo cresciuto, dottore di fama internazionale, nonché padrone di casa. E’ il 1989, Ceccarelli ha da poco iniziato a fare il preparatore per il team Leyton House, dove corrono Gugelmin e Ivan Capelli. Un giovane laureato in medicina dello sport, che in un Circus ancora spartano cura ogni aspetto dei piloti, facendo anche il fisioterapista. Poco dopo, intuisce l’importanza della ricerca e fonda Formula Medicine, ora leader mondiale nella preparazione dei piloti Oltre mille sono passati sotto le cure di Ceccarelli. Come Fernando Alonso ai tempi della Renault o più recentemente Daniel Ricciardo e Charles Leclerc, allevato da Ceccarelli fin dall’età di 13 anni.

Attualmente c’è Marcus Ericsson (nella foto sopra assieme a Mario Isola durante i test), driver della neonata scuderia Alfa Romeo Sauber. Proprio lo svedese è stato l’ospite d’onore durante i due giorni di training, organizzati da Pirelli in esclusiva, per farci entrare nella mente di un pilota. Il gommista della Formula 1 ha infatti un punto di contatto con Formula Medicine, il degrado. Lo afferma Mario Isola, direttore motorsport Pirelli: “Il cervello degrada in gara, proprio come la gomma”. La similitudine ha generato una partnership, con Ceccarelli e gli sviluppatori di Xeos che hanno creato per Pirelli una nuova serie di test psicofisici, utili ad allenare i piloti nel gestire al meglio l’energia mentale; focalizzandosi senza consumare troppo, come se si trattasse di gomme durante una gara. Ovviamente, attraverso strumenti sofisticati: monitorati da un casco che legge le attività cerebrali si siede in gruppo davanti a un grande display. Dopo aver scelto la mescola attraverso un joystick si osserva una monoposto digitale, trasposizione della propria energia mentale, correre su un circuito contro quelle degli avversari. Concentrandosi al massimo la velocità aumenta, ma rischia di essere una fiammata, consumando troppa gomma virtuale e costringendo al pit stop anticipato. Al contrario se non si presta attenzione, o ci si lascia distrarre dagli agenti esterni, la macchina procede lentamente.

E’ la mente la benzina della vettura, in un sottile, complesso, gioco che insegna a focalizzare l’attenzione mantenendo comunque la calma. Ceccarelli ne ha progettati altri, per allenare la memoria e la concentrazione facendo economia mentale, rendendo naturali e automatiche azioni normalmente gravose. Il talento e la forza fisica non sono sufficienti: “guidare è un’operazione multitasking e richiede un cervello rilassato”, afferma il dottore. “I piloti di Formula 1 hanno la media di battiti cardiaci più alta dello sport  – prosegue mostrando complessi grafici –. Ad esempio questo pilota è passato da 170 a 191 battiti per guadagnare solo 3 decimi in un giro. E’ uno spreco di energia. Quest’altro invece ha tenuto una media costante di 180 battiti dall’inizio alla fine, mantenendo il controllo”. Tutto parte dal cervello, è ovvio, e dunque anche la materia grigia deve essere allenata meticolosamente attraverso il “mental training”, che ottimizza le attività cerebrali e perfeziona l’allenamento fisico.

Una versione 3.0 del latino mens sana in corpore sano. Oppure, parafrasando Pirelli, la potenza è nulla senza controllo (mentale). Poi ci si siede al simulatore, Ericsson dà senza sforzo 30 secondi al giro ai comuni mortali e l’illusione di aver gettato al vento una carriera, svanisce già alla prima variante di Monza.


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