Fino a domani, il quartiere romano di Torpignattara sarà il luogo dove le culture si incontrano e affrontano con il sorriso i temi della convivenza e dell’identità, riscoprendo tramite il cinema cosa vuol dire essere umani. Iniziato ieri il Karawan Fest, giunto quest'anno alla sua quarta edizione, è l’unico festival di cinema in cui le differenze tra i popoli scompaiono lasciando parlare lungometraggi, cortometraggi, mostre fotografiche, concerti e narrazioni.
Un’esplosione di colori, suoni e danze che investe ormai da anni il popolare e multietnico quartiere romano, che quest’anno dedica un’attenzione particolare al cinema di India e Bangladesh, le cui comunità sono tra le più numerose a Torpignattara. Un progetto che continua a proporre un modello di convivenza basato sul piacere della scoperta e della partecipazione e a offrire un nuovo punto di vista su Paesi poco conosciuti o visti solo attraverso stereotipi e cliché.
Oggi, 28 novembre, in programma il concerto dei Moon Stars Studio, giovani musicisti di origine bengalese con l’accento romano e il cuore a Dhaka, seguiti dal lungometraggio “Television” di Mostofa Sarwar Farooki, astro nascente del cinema del sud-est asiatico, mentre a chiudere la giornata sarà la commedia romantica “Dum Laga Ke Haisha” di Sharat Katariya, la storia di una coppia di giovani alle prese con la tradizione, i sentimenti e il desiderio di realizzare le proprie aspirazioni.
Domani, giornata conclusiva del Festival, dalla Siria arrivano una selezione di cortometraggi d’animazione, con tanto di incontri con artisti, registi, giornalisti ed esperti del settore. “Andalousie Mon Amour”, commedia satirica marocchina diretta da Mohamed Nadif, infine chiuderà le tre giornate con un omaggio a tutti gli harragas, che clandestini partono con il sogno dell’Europa.