Saint-Denis, lo stadio della finale

Lo Stade de France, sconvolto lo scorso 13 novembre, è oggi il gioiello dell'Europeo e dopo l'apertura ospiterà anche la chiusura. Intanto stasera Gemania-Polonia
Saint-Denis, lo stadio della finale
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Lo Stade de France, è stato teatro dell’apertura di Euro 2016 e sarà anche teatro della festa finale dei prossimi campioni d’Europa. A Saint-Denis si giocheranno tanti altri match tra cui quello di stasera tra Germania e Polonia, una fida già vista ad Euro 2008 quando la doppietta di Podolski abbatte la “sua” Polonia.

Parola d'ordine: sicurezza. A dispetto delle crepe e dei dubbi dopo la finale di Coppa di Francia, questo sarà l'Europeo più sicuro di sempre, promettono. Parigi, che si è messa alle spalle il maggio più piovoso dal 1873 e si prepara a una lunga estate caldissima di scioperi e di manifestazioni di protesta, vuole credere alla promessa. Il ricordo del 13 novembre, dei 54 feriti nell'attentato allo Stade de France durante Francia-Germania, dell'unica vittima uccisa fuori dal Bataclan o dalle terrazze del decimo e undicesimo arrondissement, c'è ancora. È qui, dallo stadio più grande di Francia, il teatro del trionfo mondiale del 1998, nel cuore di quella che Le Figaro ha definito la Molenbeek-sur-Seine, che la Francia deve iniziare a ricostruire il suo spirito. Quello stesso senso di unità che pervadeva i sogni e le strade nell'estate del '98, quando l'unità della nazione che si rispecchiava allora nella nazionale “Black-Blanc-Beur”. Qui, dove la Francia ha alzato il sipario sull'Europeo e dove Deschamps sogna di alzare la coppa, il senso del trauma rimane, sotteso ma condiviso. A sei chilometri dal centro, la zona di Saint-Denis racconta la Parigi che era, che è, che forse sarà. 

Fuori dal Boulevard Périphérique, nell'area a sud di La Plaine collegata all'Ile de France dal canale di Saint-Denis commissionato da Napoleone Bonaparte, conserva parte della sua storia nella cattedrale un tempo gallo-romana, poi ricostruita in monumentale stile gotico, e nella Maison d’Éducation de la Légion d’Honneur, la prestigiosa scuola per le figlie dei beneficiari del più alto ordine al merito civile e militare. Insieme, racconta un presente fatto di 118 mila residenti che rappresentano 135 nazionalità diverse in questo sobborgo collegato a Parigi dalle linee della metropolitana. “Città di sovrani sepolti e gente viva” per il poeta Jean Marcenac, Saint-Denis ha un sindaco musulmano convinto che proprio la diversità delle provenienze abbia evitato una strage allo stadio nella notte degli attentati. Proprio lo sport può costruire la base di una nuova integrazione, attraverso la Saint-Denis Union Sports con i suoi mille calciatori registrati di tutte le età, o il Racing Club, la squadra femminile con giocatrici di 24 nazioni diverse che ha appena inaugurato il nuovo stadio. “Come nel 1998, il calcio qui può aiutare l'integrazione” ha detto al Guardian Auguste Delaune, ex attaccante franco-senegalese che allo Stade de France ha iniziato la carriera prima di trovare uno sbocco da professionista in Belgio e in Bulgaria. “I bambini, che hanno poche gioie nella loro vita, possono trovare nel calcio uno scopo, una via d'uscita”.

 


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