Dylan Dog compie trent'anni, Roberto Recchioni: «Totti fumetto? Sarebbe Superman»

L'indagatore dell'incubo compie gli anni. Intervista al curatore editoriale del mitico fumetto: «Horror nel calcio? C'è già stato: calciopoli»
Dylan Dog compie trent'anni, Roberto Recchioni: «Totti fumetto? Sarebbe Superman»
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ROMA - Uscita da scuola: dopo la campanella, una corsa verso l'edicola, perché esce il nuovo numero di Dylan Dog. C'è quasi un'intera generazione (forse anche di più) che ha visto, anzi, è stata protagonista di questa scena. Dylan Dog per quella generazione non è stato solo un fumetto. Non è stata solo evasione. E' stato un modo per autodefinirsi, una visione alternativa del mondo. Uno stimolo. Dylan affrontava mostri e paure e, la maggior parte delle volte, ne usciva magari ammaccato ma vincitore. 
Dylan Dog il 26 settembre ha compiuto gli anni: 30. E' nato nel 1986, negli anni Novanta è diventato un fenomeno di costume, arrivando a vendere milioni di copie. Oggi la situazione è un po' diversa, ma l'Indagatore dell'Incubo è sempre lì, in edicola. E presto avrà una nuova vita, una nuova fase, di cui farà parte anche Tiziano Sclavi, il suo ideatore, che tornerà a scrivere storie per la sua creatura. 

DYLAN IN REDAZIONE - E' venuto a trovarci in redazione Roberto Recchioni attuale curatore di Dylan Dog. E' sua la sceneggiatura di "Mater Dolorosa", l'albo che celebra i 30 anni dell'"Old Boy", attualmente nelle edicole. Roberto, oltre ad essere un grande fumettista, è anche un grande tifoso della Roma. Un po' preoccupato, come tutti i giallorossi: «Se non mettiamo a posto la difesa... Abbiamo parecchi problemi dietro e anche il centrocampo non è brillante. Mi sembra poi che si sia data troppa attenzione a cose poco influenti ultimamente...». E qui ci starebbe bene un "Giuda ballerino", come direbbe Dylan Dog.  Ma menomale che c'è capitan Totti, l'Immortale. Uno che in un fumetto ci sta benissimo, come ha dimostrato l'omaggio di Topolino. Recchioni ci ha parlato di Totti, Higuain, Hamsik, Gattuso: ognuno di loro potrebbe essere un personaggio da inserire in una storia.

Tifo Roma. Se non mettiamo a posto la difesa... E il centrocampo non è brillante. Ma Totti...

Dylan Dog è l'Indagatore dell'Incubo, ma potrebbe fare poco con quello ricorrente di Roberto, piuttosto reale, a tinte... bianconere. 

E' abituato a scrivere storie horror. Gli chiediamo se ce ne costruisce su due piedi una ambientata nel calcio. La sua risposta è tagliente: «Già c'è stata, aveva Moggi come protagonista». Insomma, Roberto vive il suo essere tifoso in modo passionale, al contrario di Dylan Dog che non è un grande fan dello sport in generale.

VIDEO, RECCHIONI: «TOTTI? SE FOSSE UN FUMETTO SAREBBE SUPERMAN»

CAMBIAMENTI NEL FUMETTO - Ritornando a parlare del fumetto, cosa è cambiato in 30 anni? «Non sono molti. Gli strumenti sono comuni, certamente il linguaggio è cambiato: anticipa o si adatta ai nostri tempi. Influenza e viene influenzato da cinema e tv. E poi c'è il digitale, che ha reso la vita più semplice agli autori». A proposito, Roberto tira fuori il suo tablet e ci disegna sopra Dylan, con dedica al Corriere dello Sport. 

Dylan Dog si occupa di incubi e paure, quanto c'è di autobiografico nel personaggio e quanto è penoso per chi scrive tirare fuori le proprie paure? «Secondo me una storia di Dylan funziona molto meglio se ci "sanguini dentro", se ci metti qualcosa di tuo che senti con forza. Non è per niente semplice, ma è questa la via da seguire per scrivere qualcosa che abbia senso di esistere»

Una storia di Dylan Dog funziona meglio se chi la scrive ci "sanguina" dentro

TRA PASSATO E PRESENTE - Nel 1986, oltre a Dylan Dog, uscirono Il ritorno del Cavaliere Oscuro di Miller, Watchmen di Moore e Maus di Spiegelman. Il fumetto autoriale e quello popolare cominciarono ad incontrarsi. Oggi quale è la situazione del fumetto italiano? «E' una nuova stagione molto felice, c'è un gruppo di autori davvero davvero in gamba. Ortolani, Zerocalcare, Bevilacqua, Gipi, sono tutte voci molto interessanti, che hanno riportato il fumetto al centro dell'attenzione». E allora lunga vita a Dylan Dog e a tutti i suoi "colleghi". 


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