I riflettori del teatro Cometa off dall’8 all’11 giugno saranno puntati su un gruppo di giovanissimi attori provenienti dall’esperienza formativa offerta dal CIES Onlus presso il Centro Giovani e Scuola d’Arte MaTeMù. Il percorso, iniziato nel 2012 e portato avanti dal regista Gabriele Linari, quest’anno ha creato un gruppo di allievi perfettamente avviati alla professione teatrale. Lo spettacolo – testo e regia dello stesso Gabriele Linari con il contributo di Marco Andreolli – che porteranno in scena è #LORO Uno di questi giorni prenderemo qualcuno e lo sbraneremo e tra gli altri affronta il tema haters e dell'hate-speech puntando l’occhio specialmente su tutte quelle pratiche di odio che si sono sviluppate e diffuse on-line principalmente attraverso i social network. #Loro ha uno sviluppo del tutto singolare, non procede per passaggi narrativi ma per immagini e situazioni, rispecchiando perfettamente la frammentarietà e la staticità della vita on-line. Una noia che in un solo istante si più trasformare in rabbia e odio, prima di spegnersi e di tornare noia e staticità.
Sul palco otto attori, otto ragazzi o meglio otto utenti - Tiziano Di Paolo, Janet Ferramo, Jaclin Gallo, Ailen Mecchia, Janette Isabel Mecchia, Salima Khan, Carlotta Petruccioli e Sofia Pittaccio – immobili e incollati alle loro postazioni e poco altro. Lo spettacolo porge degli interrogativi profondi sui meccanismi della comunicazione nell’era social, partendo da alcune pratiche ben note e diffuse. Tutto questo verrà rappresentato principalmente attraverso alcune conversazioni e commenti degli stessi protagonisti attraverso i vari social.
«Crediamo fortemente nelle possibilità del teatro sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista professionale – afferma l’autore e regista Gabriele Linari - #loro è il primo spettacolo, quindi, della neonata Compagnia Teatrale MaTeMù, un progetto professionalizzante che, oltre che cultura, creatività e aggregazione, generi lavoro per i partecipanti. Una nuova vita è possibile per il teatro e passa per le nuove generazioni e solo attraverso un percorso formativo che sia non rigido ma umano, fatto di persone e sempre, sempre rivolto all'idea del lavoro».