La Carrozzeria Orfeo torna al Piccolo Eliseo con Cous Cous Klan

Da oggi fino al 28 gennaio la compagnia teatrale sarà in scena con uno spettacolo che prende di mira l'umanità socialmente instabile
La Carrozzeria Orfeo torna al Piccolo Eliseo con Cous Cous Klan© Laila Pozzo
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La Carrozzeria Orfeo torna in scena, dopo il grande successo di Thanks for Vaselina e Animali da bar, con un nuovo spettacolo: Cous Cous Klan. Il collettivo – composto da Angela Ciaburri, Alessandro Federico, Pier Luigi Pasino, Beatriche Schiros, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi e diretto da Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi – sarà in scena da oggi al 28 gennaio sul palco del Piccolo Eliseo.

La storia racconta di un mondo in cui tutta l’acqua del mondo è stata privatizzata: laghi, fiumi e sorgenti sono sorvegliati da guardie armate. Tutto questo ha acuito in divario sociale: i ricchi vivono all’interno di città recintate da filo spinato e sorvegliate da telecamere e guardi, mentre ai poveri non resta che sopravvivere in accampamenti e lottare quotidianamente per cibo e acqua. Proprio in uno di questi accampamenti, in un parcheggio abbandonato vicino un cimitero di periferia, sorge una piccola comunità di senza tetto dove in due roulotte vivono tre fratelli: Caio, ex prete nichilista e depresso, Achille, sordomuto e irrequieto, e Olga, la sorella maggiore, obesa e con un occhio solo. Nell’altra roulotte ci vive Mezzaluna, il precario compagno di Olga, un musulmano, immigrato in Italia ormai da dieci anni, che per sopravvivere seppellisce rifiuti tossici per un’associazione criminale di giorno e lavora come ambulante di notte. Molto presto gli equilibri della comunità saranno stravolti dall’arrivo di Nina, ragazza ribelle e indomabile che rappresenterà il loro più grande problema in chiave riscatto sociale. 

È uno spettacolo che fa ridere e commuove allo stesso tempo come racconta il regista: «Ancora una volta Carrozzeria Orfeo è impegnata a fotografare senza fronzoli un’umanità socialmente instabile, carica di nevrosi e debolezze, attraverso un occhio sempre lucido, divertito e, soprattutto, innamorato dei personaggi che racconta. La comune mancanza d’amore dei protagonisti delle nostre storie porta i dialoghi all’eccesso e all’isteria evidenziando gli aspetti tragicomici di esistenze che commuovono e fanno ridere nello stesso istante».


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