Tombolini: «A Celebrity MasterChef grazie a mia figlia Ilaria»

L'ex arbitro è pronto alla nuova avventura dietro ai fornelli e promuove a pieni voti la VAR
Tombolini: «A Celebrity MasterChef grazie a mia figlia Ilaria»
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Posati – ormai da alcuni anni – fischietto e cartellini Daniele Tombolini, ex arbitro di Serie A e non solo, è pronto a indossare il grembiule e a iniziare una nuova avventura, questa volta dietro ai fornelli con la nuova edizione di Celebrity MasterChef Italia (in onda da stasera su Sky Uno HD). In cucina Tombolini ci è finito un po’ per necessità, ma ora è diventata una vera e propria passione e da stasera anche una sfida grazie a sua figlia Ilaria che dopo aver assaggiato la pasta fatta a mano di papà Daniele lo ha spinto a partecipare alla nuova edizione di Celebrity MasterChef.

 

Cosa si aspetta da Celebrity MasterChef?

«Mi aspetto di affinare una passione che sta diventando profonda. E quando le passioni diventano importanti bisogna vedere se sono solo passioni oppure se c’è qualcosa di più». 

Da dove nasce la passione per la cucina?

«La passione per la cucina in realtà deriva dalla necessità. Diciamo che di necessità ho fatto virtù perché avendo finito la carriera arbitrale mi sono ritrovato a casa a fare il punto di riferimento e qual è la prima cosa che si deve fare a casa? Cucinare, perché la moglie insegna, le figlie vanno a scuola e ti ritrovi a casa all’ora di pranzo e all’ora di cena e devi fare qualcosa. All’inizio era un po’ pesante ma poi ho iniziato a leggere, chiedere e sperimentare e adesso cucino molto volentieri». 

Mystery Box, Invention Test, Pressure Test e sfide in esterna. Quale di queste è la più impegnativa?

«Probabilmente quella che mi spaventa di più è il Pressure Test perché è una prova che mette in gioco non solo la capacità di cucinare ma anche la capacità di farlo con dei tempi stretti. E quando io cucino a casa non ho mai tempi rigidi, al massimo moglie e figlie aspettano qualche minuto (ride ndi), mentre qui al Pressure un ritardo di qualche minuto manda tutto a monte. Del resto avendo fatto per tanti anni l’arbitro ho sempre avuto in mano il cronometro, dovrei avere paradossalmente dimestichezza con il tempo. Ma non so quale sarà la mia reazione». 

Bruno Barbieri, Joe Bastianich e Antonino Cannavacciuolo saranno loro i giudici, gli “arbitri” di questa edizione. Cosa si prova a essere dall’altra parte?

«Spero di non essere uno di quei giocatori che incontravo spesso in campo che si attaccano alle costole, che hanno sempre qualcosa che non va. Spero di essere un concorrente abbastanza rispettoso del ruolo dell’arbitro, che abbia fair play e che se perde non dia la colpa all’arbitro ma si tolga il cappello davanti all’avversario. Speriamo ma non assicuro niente (ride ndi)».

Qual è il suo piatto forte e quale invece quello che più spesso prepara a casa?

«Essendo marchigiano sicuramente un piatto che prevede la pasta fatta a mano: direi tagliatelle con carciofi e pecorino. Con questo piatto penso di poter dire la mia. A casa preparo molto spesso la pasta fatta a mano, fresca all’uovo e anche senz’uovo. Diciamo che mi piace mettere le mani in pasta». 

E invece prima di scendere in campo cosa mangiava?
«Il mio piatto prima della partita era pasta olio e parmigiano e poi dopo un caffè. La pasta mi ha sempre dato buon umore e poi facevo il giusto carico di carboidrati e proteine».


Il calcio è cambiato molto da quando lei ha finito la sua carriera da arbitro. La novità più grande è ovviamente la VAR. Favorevole o contrario? 

«Favorevolissimo. Del resto il periodo in cui arbitravo è quello in cui l’Italia ha vinto il Mondiale grazie a un VAR non dichiarato. Sappiamo tutti com’è andata: la testata di Zidane a Materazzi l’ha vista l’arbitro di bordo campo grazie a un filmato trafugato. Diciamocela chiara, la VAR serve a tutti e il fatto di essere insofferenti perché la partita viene spezzettata è una sciocchezza. Quel minuto e mezzo che ci si ferma è tutto spettacolo, tutta suspance».


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